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Venezia: faceva la 'dolce vita' a spese dell'impresa per cui lavorava (2)

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- Le transazioni venivano occultate mediante documentazione fittizia, attraverso la falsificazione delle firme su assegni bancari e con la predisposizione di mendaci scritturazioni nella contabilità aziendale. La posizione aziendale rivestita e la massima fiducia concessale dai datori di lavoro, tanto da affidarle anche la gestione finanziaria e contabile di altre società del gruppo, con ampi margini discrezionali di impiego delle risorse finanziarie, consentivano all'impiegata infedele di appropriarsi indebitamente di ingenti somme, quantificabili in oltre 1.500.000,00 euro, destinate all'acquisto di capi d'alta moda, a soggiorni all'estero (New York, Cannes, Londra, Costa croata, Parigi, Praga, ecc.) e in Italia (Cortina d'Ampezzo), a gite in barca e alla frequentazione di ristoranti di lusso e di sale da gioco. Denunciato per ricettazione anche il coniuge, frequentatore di casinò esteri, presso i quali puntava il denaro illecitamente detenuto.

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