Mafia: Cutrò, lo Stato mi ha abbandonato, ora stop a passerelle
Palermo, 31 mar. (AdnKronos) - Si è presentato in piazza XIII Vittime con la bandiera dell'Italia legata al collo e un bidoncino di plastica con su scritto: "In cu... alla mafia. I soldi per la benzina me li deve dare il ministero per darmi fuoco". Una provocazione quella di Ignazio Cutrò, l'imprenditore antiracket di Bivona, nell'Agrigentino, che con le sue denunce ha fatto arrestare e condannare i suoi estortori. Nei giorni scorsi aveva annunciato: "Giovedì mi darò fuoco a Palermo". E oggi, insieme a tanti familiari delle vittime di mafia, si è presentato in piazza. Nel 2011 è entrato nel programma di protezione per i testimoni di giustizia, ma a differenza di altri, lui ha deciso di restare nella sua città. Il motivo? "Sono i mafiosi che devono andare via - dice all'AdnKronos -. Io sono fiero di essere siciliano e difendo la mia terra, non scappo". Nel 2014, il 31 dicembre, la sua azienda, però, è fallita. Ha chiuso i battenti. Troppi debiti. "Tutti legati ai danneggiamenti subiti da Cosa nostra" spiega adesso il presidente dell'associazione nazionale dei testimoni di giustizia. Incendi e raid vandalici per convincerlo, prima, a pagare la messa a posto necessaria per non avere più problemi e, poi, per ritirare le denunce. "Minacce inutili" dice adesso Cutrò, che, tuttavia, ammette: "Ho chiuso la mia azienda perché non ho più avuto commesse, sono stato abbandonato e gli aiuti promessi dallo Stato non sono mai arrivati".