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Migranti: protesta a Lampedusa contro rimpatri, Bartolo 'per loro isola come carcere'

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Palermo, 26 gen. (AdnKronos) - Prosegue a Lampedusa, nell'Agrigentino, la protesta di un gruppo di migranti che da ieri mattina protestano davanti la chiesa dell'isola. Chiedono di lasciare l'isola, ma di non essere rimpatriati. Alcuni di loro si sono cuciti la bocca con ago e filo. Intanto, nel centro dove nelle scorse settimane si trovavano oltre 200 migranti il numero degli ospiti è sceso. Tra ieri e oggi infatti un centinaio hanno lasciato la più grande delle Pelagie. "La permanenza per mesi dentro l'hotspot fa crescere l'insofferenza e le proteste - dice all'Adnkronos il responsabile del Poliambulatorio, Pietro Bartolo -. Chiedono di essere trasferiti in Sicilia nel tentativo magari di sfuggire ai rimpatri". "Sono approdati sulle nostre coste - prosegue - affrontando traversate durissime per poter trovare un futuro migliore, per loro Lampedusa è di fatto un carcere a cielo aperto". Per lasciare l'isola alcuni non esitano a ricorrere ad atti estremi. "Soprattutto i tunisini, per non essere rimpatriati, mettono in atto gesti di autolesionismo, come ingoiare lamette" spiega Bartolo, per il quale non c'è tra i lampedusani nessun atteggiamento di insofferenza. "Lampedusa continua ad accogliere come ha sempre fatto - dice ancora Bartolo -. Le tensioni che si sono registrate in questi giorni non hanno coinvolto gli abitanti, ma solo gruppi di migranti, esasperati per la lunga permanenza sull'isola. Qualche volta si introducono nelle abitazioni, ma solo per rubare un po' di cibo. Non c'è nessuna escalation di criminalità".

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