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M5S: teste processo firme false, non ero amato perché fratello di Simona Vicari

Palermo, 2 feb. (AdnKronos) - "Nel M5S mi vedevano come una sorta di infiltrato perché sono il fratello della senatrice Simona Vicari...". A raccontarlo in aula, deponendo al processo sulle firme false del M5S di Palermo, è Francesco Vicari, ex attivista grillino, sentito dal pm Claudia Ferrari come testimone. Anche Vicari, come il teste precedente Vincenzo Pintagro, ha confermato quanto già detto durante le indagini preliminari agli inquirenti, cioè di avere visto scrivere ricopiare delle firme nell'aprile del 2012. Gli attivisti avevano raccolto le firme su dei moduli in cui era scritto che il candidato Giuseppe Ippolito era nato a Palermo, invece che a Corleone come effettivamente è. Per ovviare a questo problema, come ha raccontato prima Pintagro prima in aula, invece che raccogliere tutte le firme da capo o ricontattare le persone che avevano firmato, due attivisti, oggi imputati, Claudia Mannino e Samantha Busalacchi, avrebbero ricopiato, a quel punto falsificando e commettendo un reato, tutte le firme su moduli corretti. Versione confermata oggi anche da Francesco Vicari, anche lui al tempo attivista e fratello dell'ex sottosegretaria Simona Vicari. "Quella sera vidi la Busalacchi e la Mannino intente a scrivere - ha detto al pm in aula - e dicevano: 'Questa è venuta bene, questa è da rifare...'". Adesso viene ascoltato un altro teste, Fabio D'Anna. Durante le indagini preliminari, nel novembre 2016, sentito dai pm aveva detto che la sua firma sarebbe tra quelle copiate da alcuni attivisti per rimediare all'errore formale che gli avrebbe impedito di presentare la lista. D'Anna ha lasciato il movimento anni fa, estromesso dalla cordata facente capo all'attuale deputato nazionale Riccardo Nuti. Sempre nell'udienza di oggi verrà anche sentito un altro ex attivista, Giuseppe Marchese. Sentito dai pm nel 2016 aveva consegnato le e-mail, che nei giorni prima della presentazione delle liste, si sarebbero scambiati alcuni attivisti, poi eletti alle politiche, e dalle quali traspariva l'allarme derivato dal mancato raggiungimento delle firme necessarie alla presentazione delle liste.