Mafia: legali eredi Patti, ricorso anche a Corte Ue, cortocircuito giustizia
Palermo, 24 nov. (AdnKronos) - Ricorso "subito in appello e in ogni altra sede, compresa la Corte europea dei diritti dell'uomo", per chiedere l'annullamento del decreto del Tribunale di Trapani. Ad annunciarlo sono Francesco Bertorotta, Angelo Mangione e Luciano Infelisi, legali degli eredi di Carmelo Patti, a cui la Dia di Palermo ha confiscato oggi un patrimonio di oltre un miliardo e mezzo di euro. "Il cavaliere Carmelo Patti - dice il pool di avvocati - è stato un gran lavoratore che è emigrato al nord Italia, nei primi anni '60, costruendo con intelligenza e sacrificio uno dei più importanti gruppi imprenditoriali dell'indotto Fiat sino ad assumere una dimensione multinazionale che ha dato lavoro e benessere a migliaia di persone. Il cavaliere Patti è stato uno dei protagonisti del 'risveglio economico' italiano". Per i legali il giudizio espresso dal Tribunale di Trapani nei confronti di Patti, deceduto da quasi tre anni, è "profondamente ingiusto e giuridicamente errato, anche perché contraddetto da decisioni assolutorie emesse sugli stessi fatti da tutti i giudici che si sono occupati di queste vicende". La "sua totale estraneità a contesti mafiosi", aggiungono, è stata accertata dalla Procura antimafia di Palermo che "fin dal 21 febbraio 2001 ne ha chiesto e ottenuto l'archiviazione, e confermata dai più importanti e attendibili collaboratori di giustizia tra cui Giovanni Brusca e Vincenzo Sinacori". I legali ricordano che Patti, inoltre, "non è mai stato sottoposto a procedimenti penali per i reati di truffa e bancarotta che, incredibilmente, il Tribunale di Trapani ha creduto di ipotizzare dal nulla".