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Papa: "Serve educazione sessuale a scuola"

AdnKronos
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Città del Vaticano, 28 gen. (AdnKronos) - "Occorre fare educazione sessuale nelle scuole". Ne è convinto Papa Francesco, rispondendo ai giornalisti vaticanisti durante la conferenza stampa a bordo dell'aereo che da Panama lo ha riportato a Roma. "Il sesso è un dono di Dio per amare, non è una cuccagna... anche se qualcuno lo usa per guadagnare soldi o per sfruttare altre persone: questo è un altro problema", afferma. Per il Pontefice, "occorre fare una educazione sessuale che sia oggettiva, senza colonizzazione ideologica. Se si fa un'educazione sessuale piena di ideologia, allora si distrugge una persona. Il sesso, come dono di Dio, ha bisogno di essere educato, non con rigidità ma tirando fuori il meglio delle persone, accompagnandole nel cammino". Il Papa sottolinea che "il problema è anche nella scelta di quali insegnanti per l'educazione sessuale nelle scuole, di quali libri di testo: io ho visto anche cose di scarsissimo valore e ci sono cose che fanno maturare e cose che fanno male. L'ideale è che l'educazione sessuale cominci a casa, con i genitori anche se questo non sempre è possibile, per tante diverse situazioni familiari. Allora, è necessario che la scuola supplisca a questa mancanza, altrimenti rimane un vuoto che verrà riempito da qualche ideologia". ABORTO - "Il messaggio della misericordia è per tutti, anche per la persona umana che è in gestazione... per tutti. C'è misericordia anche dopo il 'fallimento' del ricorso all'aborto, ma è una misericordia difficile perché il problema non è dare il perdono, il problema è accompagnare una donna che ha preso coscienza di aver abortito", spiega Papa Francesco. "Sono drammi terribili, quando una donna pensa a quello che ha fatto - riconosce il Pontefice - Bisogna essere nel confessionale, dare consolazione e non punire nessuno. Per questo, io ho aperto alla potestà di assolvere l'aborto per misericordia: la mamma deve elaborare questo dramma e riconciliarsi con il figlio; con Dio lo è già, perché Dio perdona sempre". CELIBATO - Rispondendo a una domanda sul celibato, papa Francesco dice: "E' un dono alla Chiesa. Io non sono d'accordo a permettere il celibato opzionale prima del diaconato. E' una cosa mia, personale, ma io non lo farò e questo rimanga chiaro. Sono chiuso? Forse, ma non sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione". "Mi viene in mente una frase di Paolo VI, 'preferisco dare la vita, prima di cambiare la legge sul celibato'... E' una frase coraggiosa, pronunciata in un momento più difficile dell'attuale, ai tempi del '68 - ricorda il Pontefice - Resterebbe qualche possibilità soltanto in posti lontanissimi come ad esempio le isole del Pacifico, quando c'è necessità pastorale perché bisogna pensare ai fedeli, se mancano i sacerdoti". VENEZUELA - A proposito della situazione in Venezuela, Francesco dice: "Sostegno a tutto il popolo venezuelano, che sta soffrendo: tutto il popolo, chi sta da una parte e chi sta dall'altra parte". "Se io dovessi dire 'ascoltate questo o quel Paese, ascoltate quello che dicono gli altri', mi metterei in un ruolo che non conosco e sarebbe una imprudenza dal punto di vista pastorale e farei dei danni - spiega il Pontefice - So quello che sta succedendo in Venezuela in questo momento: per questo desidero che si mettano d'accordo, non so come... serve una soluzione giusta e pacifica". Sottolinea il Papa: "Quello che mi spaventa è lo spargimento di sangue. Chi può, aiuti a risolvere il problema. La questione della violenza è molto grande, non c'è soluzione al sangue. Non mi piace la parola 'equilibrato', io devo essere pastore, per tutti. Se hanno bisogno di aiuto, di comune accordo lo chiedano". MIGRANTI - Sul caso della chiusura del centro migranti di Castelnuovo di Porto, il Papa dice: "Ho sentito i 'rumori' di quello che succedeva in Italia, anche se ero immerso nella Gmg: non conosco con precisione la cosa, ma me la immagino...". "E' vero che quello dei migranti è un problema molto complesso, ma che richiede anche memoria storica della propria patria: noi argentini, ad esempio, siamo tutti figli di migranti... e così negli Usa", ricorda il Pontefice. "E' un problema di amore, di carità, di solidarietà. E va affrontato senza pregiudizi. Ribadisco che le nazioni più generose nel ricevere sono state finora l'Italia e la Grecia e anche la Turchia, il Libano, la Giordania fanno ciò che possono". Per il Papa, serve "un cuore aperto per accogliere, accompagnare, far crescere e integrare. Ma dico anche che il governante deve usare la prudenza, perché la prudenza è la virtù del governante. Certo - ammette Francesco - è una equazione difficile, mi vengono in mente l'esempio della Svezia e l'azione della Comunità di Sant'Egidio. Si deve pensare realisticamente e aiutare i Paesi da dove provengono i migranti, investire dove ci sono oggi fame e guerra, per aiutarli a crescere e non per sfruttarli". GIOVANI - Parlando dei giovani, il Papa dice: "I motivi che tengono lontani tanti giovani dalla Chiesa sono numerosi, ma il primo è la mancanza di testimonianza dei cristiani, dei preti e dei vescovi, non dico dei Papi perché sarebbe troppo... ma anche pure!". "Se un pastore fa l'imprenditore e non è vicino alla gente, non dà testimonianza. Il pastore - spiega il Pontefice - deve stare davanti al gregge per tracciarne il cammino, in mezzo al gregge per capire di cosa ha bisogno e dietro al gregge per custodirlo. Se la gente si sente abbandonata o disprezzata allora si sente orfana". Anche "i cristiani ipocriti, che vanno tutte le domeniche a messa e poi sfruttano la gente e magari vanno in vacanza ai Caraibi, danno una contro-testimonianza dell'essere cristiani. Io ho paura di questi cattolici, che allontanano la gente dalla Chiesa", conclude il Papa.

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