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Migranti: caso Aquarius, su Riesame Procura Catania ricorre in Cassazione

AdnKronos
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Palermo, 9 feb. (AdnKronos) - Finisce in Cassazione il caso Aquarius. La Procura di Catania, diretta da Carmelo Zuccaro, ha presentato ricorso in Corte di Cassazione al provvedimento con il quale il Tribunale del Riesame di Catania ha annullato il decreto del gip che disponeva il sequestro di 200 mila euro da due conti correnti intestati a Francesco Giannino, l'agente marittimo indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla Aquarius. Quattro mesi fa il procuratore Carmelo Zuccaro aveva disposto il sequestro, mai eseguito perché la nave era già ferma nel porto di Marsiglia, della Aquarius, utilizzata da Medici senza frontiere e Sos Mediterranèe per le missioni di soccorso nel Mediterraneo. Un'inchiesta con la quale la Procura di Catania accusò i rappresentanti delle Ong di traffico e smaltimento illecito di rifiuti disponendo anche il sequestro di diversi conti correnti, tra cui quelli dei titolari dell'agenzia marittima che si occupava dello scarico e dello smaltimenti dei rifiuti prodotti dalle navi di soccorso. Secondo la Procura il provvedimento del Tribunale del Riesame "è autocontraddittorio". "Dalle relazioni sanitarie si evince che l'unica malattia infettiva riscontrata dalle autorità marittime era la scabbia, patologia in relazione alla quale il problema dei liquidi biologici non poteva porsi", scrivono i giudici. Ma "gli indumenti a rischio di contaminazione da agenti patogeni e gli scarti alimentari non potevano essere raccolti in modo indifferenziato". Un illecito sanzionato con una contravvenzione. "Esiste la ritenuta potenziale infettività dei rifiuti derivanti dalle operazioni di salvataggio (nello specifico vestiti e biancheria intima) che dunque avrebbero dovuto essere riferiti come rifiuti sanitari a rischio infettivo o sanitari pericolosi, tuttavia e' insussistente il contestato reato di traffico illecito di rifiuti", scrivono ancora i giudici nella motivazione con cui il Tribunale del riesame di Catania ha annullato il decreto del Gip. "Gli indumenti ed i vestiti indossati dai migranti, a rischi di contaminazione da agenti patogeni e virus infettivi, ed i rifiuti alimentari rappresentati dagli scarti degli alimenti somministrati ai migranti a bordo, potenziali veicoli, per contatto diretto, di microorganismi, virus e tossine - come hanno scritto nel provvedimento il presidente Sebastiano Mignemi e la relatrice Laura Benanti - non potevano essere raccolti e smaltiti in modo indifferenziato, quali residui del carico, assimilati ai rifiuti solidi urbani, bensì previa qualificazione degli stessi come rifiuti sanitari a rischio infettivo o sanitari pericolosi, e con modalità rispettose della salute pubblica".

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