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Mafia: Dia Palermo confisca beni per 8 milioni euro a imprenditore

AdnKronos
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Palermo, 15 feb. (AdnKronos) - Beni per un valore di circa 8 milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Palermo a un imprenditore e a un umo ritenuto vicino a Cosa nostra. I sigilli sono s tati posti ai beni di Salvatore Milano e Filippo Giardina, entrambi 66enni. Il provvedimento scaturisce da due distinte proposte del procuratore di Palermo che avevano gia' portato al sequestro dei loro beni, costituiti da partecipazioni sociali, compendi aziendali, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari. Le indagini della DIA (coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal sostituto Dario Scaletta) hanno preso l'avvio, nel 2007, a fronte di un appunto, trovato nel covo dove furono catturati i latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, in cui si faceva riferimento alla catena di negozi "Bagagli". Lo stesso riscontro è emerso in un altro contesto investigativo, nel corso di un'intercettazione, in cui gli interlocutori discutevano di interessi di Milano nella stessa catena di negozi. "Gli accertamenti eseguiti, rafforzati dalle convergenti dichiarazioni rese, tra gli altri, da collaboratori di giustizia (Manuel Pasta, Marcello Trapani, Andrea Bonaccorso, Antonino Nuccio, Fabio Manno), hanno consentito di ricostruire la biografia criminale e la parabola economica sia di Milano sia di Giardina, facendo emergere una rilevante sperequazione fra i redditi dichiarati da loro e dai rispettivi familiari, in relazione agli acquisti ed agli investimenti effettuati, peraltro ritenuti viziati dall'impiego di capitali di provenienza illecita. Infatti, le indagini economico-patrimoniali e l'analisi dei flussi finanziari esaminati dalla DIA hanno evidenziato passaggi di denaro di provenienza sospetta, ingenti entià' di versamenti in contanti, dubbie vincite al lotto, ritenute dal Tribunale simulate attraverso un collaudato sistema di cessione di titoli vincenti - dicono gli inquirenti - I giudici hanno inoltre rilevato non solo una sostanziale coincidenza temporale tra l'epoca dell'intestazione fittizia di quote delle societa' ad esponenti familiari di Filippo Giardina e l'espansione delle attivita' compiute sotto l'insegna "Bagagli", ma anche l'insufficienza di risorse lecite necessarie a fare fronte agli ingenti investimenti".

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