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Vescovo Reggio Calabria: "Basta morti"

AdnKronos
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Roma, 16 feb. (AdnKronos) - di Elena Davolio"La notizia della morte di un giovane di 29 anni è davvero triste, la terza morte nella tendopoli di San Ferdinando nell'arco di un anno. Purtroppo stiamo qui a contare i morti aspettando tragicamente altri inevitabili morti se le cose non cambiano". L'arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, in un'intervista all'AdnKronos dopo il nuovo rogo nella baraccopoli di San Ferdinando dove ha perso la vita un giovane senegalese, dopo aver espresso il dolore per l'ennesima tragedia del degrado, richiama tutti alle responsabilità, istituzioni e immigrati. Da tempo si parla di 'superamento' delle baraccopoli ma poi restano parole sulla carta. "Il cambiamento, - riflette l'arcivescovo di Reggio Calabria - purtroppo è complesso. Ci sono puntuali provvedimenti da parte degli organi di Stato, Prefettura e Questura in primis (accoglienza diffusa, assegnazione di alloggi popolari, trasformazioni del demanio pubblico e sussidi a sostegno degli affitti privati): ma questi processi - non si sa se inevitabilmente o colpevolmente - sono lunghi (si pensi ai problemi agitati da qualche sindaco per l'assegnazione di alcune case)". L'arcivescovo di Reggio Calabria elenca i problemi da risolvere: "C'è il problema del caporalato, reato gravissimo, per il quale è indispensabile l'azione di contrasto delle forze di Polizia. Ma sta nascendo un'altra figura, quella del 'caporalato di colore', che attinge manodopera da quelle persone che vivono ai margini della tendopoli. Questo tipo di problema spesso elude il controllo delle forze dell'ordine. A me risulta che Prefettura e polizia facciano i loro controlli con l'aiuto anche dell'ispettorato del lavoro. Ci sono state agenzia agricole multate per problemi di sicurezza sul lavoro". La rabbia e la disperazione di quanti vivono nelle tendopoli non rischia di diventare una miscela esplosiva? Rabbia e disperazione, dice mons. Morosini, sono "giustificabili in parte, ma spesso anche i comportamenti di chi abita questa baraccopoli non sono legali. Come dicevo, oggi la figura del caporalato viene anche esercitata dagli immigrati stessi". La vera questione, avverte il presule, sta nella vera integrazione: "Spero proprio che vengono superati i ritardi burocratici per quelle soluzioni di fondo che possono assegnare strutture stabili agli immigrati (e questo trasferimento è iniziato). Ma ciò non servirebbe a nulla se ai migranti che vengono sistemati ne subentrano altri: succede anche questo. Bisogna maturare un'accoglienza degli immigrati che abbia alla base il rispetto della sicurezza e la dignità della persona umana. Da questo punto di vista è significativa l'azione della Caritas diocesana di Oppido Palmi, che assicura un avamposto significativo nella tendopoli, favorendo non solo l'assistenza dei migranti ma anche la loro integrazione".

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