Battisti confessa omicidi
Milano, 25 mar. (AdnKronos) - L'ex terrorista Cesare Battisti, interrogato sabato e domenica nel carcere di Oristano dal pm di Milano Alberto Nobili ha "ammesso tutti gli addebiti, ossia i quattro omicidi, tra cui due di cui è stato esecutore". E' quanto rende noto il procuratore di Milano, Francesco Greco, sottolineando come la decisione di parlare consenta di fare "chiarezza su un periodo di storia di un gruppo che ha agito negli anni Settanta in maniera piuttosto efferata". Battisti "ha sostenuto che era una guerra giusta", quella portata avanti quando aveva 22 anni, ma ora dopo 37 anni di latitanza e l'arresto in Bolivia, "ha chiesto scusa per il dolore che ha arrecato ai familiari". L'ex terrorista ha ammesso di aver sparato e ucciso due persone e di averne gambizzata una terza. In particolare, Battisti ha confessato di aver sparato alla guardia carceraria Antonio Santoro e di aver ucciso il poliziotto Andrea Campagna. Ha infine gambizzato il medico Diego Fava. Ha invece solo partecipato agli altri due omicidi di cui sta scontando l'ergastolo, ad altre due azioni per gambizzare gli obiettivi prescelti e infine a diverse rapine e furti. "La lotta armata ha impedito lo sviluppo di una rivoluzione culturale sociale e politica nata nel Sessantotto. Gli anni di piombo hanno impedito quella spinta culturale che stava nascendo in Italia", è in sintesi quanto affermato da Battisti al pm di Milano. Per il magistrato a capo del pool dell'antiterrorismo, è come "un segnale di disconoscimento di quegli anni terribili, ma non si può parlare di pentimento". Per Cesare Battisti, precisa Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo della procura di Milano, "non si parla di collaborazione con la giustizia, ma semplicemente di importantissime ammissioni", da parte di una persona che "ha barato per 37 anni". Battisti, detenuto a Oristano, ha affermato che "quello che è stato ricostruito dalle sentenze, quello che riguarda i Pac, sia i quattro omicidi che i tre ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento corrisponde al vero sia per i fatti che per le responsabilità. Io non farò nomi di nessuno, io parlerò solo per me". Parole che suonano come "un riconoscimento importantissimo per il lavoro fatto dai magistrati e dalle forze dell'ordine", sottolinea Nobili. Una sorta di "onore alle armi", per chi lo ha arrestato e processato. "E' la prima volta in assoluto che Battisti rende dichiarazione di questi fatti", sottolinea il pm che ricordando che quando è stato spiccato l'ordine di cattura nel 1981 - dopo la fuga dal carcere di Frosinone-, "era già latitante" per i quattro omicidi avvenuti tra il 1978 e il 1979 e per i quali è stato condannato all'ergastolo. "Si è percepito tangibile il suo disagio dopo 37 anni di latitanza a ricostruire il passato", conclude il magistrato. "Ha sostenuto - spiega il pm Alberto Nobili che ha interrogato Battisti- che quando ha fatto quello che ha fatto per lui era una guerra giusta, con obiettivi precisi e persone che a loro avviso perseguitavano detenuti politici, persone che come Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin avevano ucciso dei rapinatori". Chiamavano i due commercianti uccisi dai Pac "'i miliziani' perché armandosi si schieravano dalla parte dello Stato contro la criminalità, quindi soggetti che andavano puniti, perché se i poliziotti fanno il loro dovere i privati non si devono schierare", spiega il magistrato a capo del pool dell'antiterrorismo della procura di Milano. Battisti "Ha chiesto scusa per il dolore che ha arrecato ai familiari delle vittime, all'epoca era una guerra giusta, adesso si rende conto, diciamo, della follia di quegli anni", chiosa Nobili.