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Ucciso a sprangate nel suo negozio

AdnKronos
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Roma, 4 mag. (AdnKronos) - di Silvia Mancinelli Potrebbe essere stata una rapina finita male, ma tutte le piste restano aperte. Norberto Fedeli, il 74enne titolare della jeanseria in via San Luca, è stato ammazzato a colpi di spranga vicino alla cassa del suo storico negozio. Il commerciante, molto conosciuto in zona per esser stato il primo a portare i jeans a Viterbo, è stato trovato senza vita e in un lago di sangue dalla parrucchiera accanto che, alle 13:30, vedendo la saracinesca ancora semiaperta, è entrata per accertarsi che fosse tutto a posto. Le urla della donna hanno richiamato l'attenzione della moglie della vittima, nella sua abitazione a pochi metri. Corsa sul posto, visto il marito morto, ha accusato un malore ed è stata soccorsa dai sanitari del 118 sul posto. Sul caso indagano gli agenti della Squadra Mobile, ora a caccia di filmati delle telecamere di videosorveglianza che possano aver ripreso l'omicidio.LA TESTIMONIANZA - "Sono sconvolta, Norberto era una persona perbene prima che un amico. Quando è successo avevo già chiuso per la pausa pranzo e al rientro c'era già la polizia. Adesso ho paura, Viterbo è sempre stata una città tranquilla, non è mai successo niente. Oggi è un incubo". Luciana, titolare del negozio a pochi metri dalla jeanseria 'Fedeli Vogue', spiega all'AdnKronos di non sentirsi più tranquilla. "Ci conoscevamo da anni, mi dispiace così tanto - aggiunge con un filo di voce - Era qui tutti i giorni, un instancabile lavoratore". TABACCAIO CHE SPARO' AL LADRO, 'DELINQUENZA DILAGANTE' - "L'ennesimo fatto criminale che ci dovrebbe far riflettere". E' quanto ha detto all'Adnkronos Franco Birolo, il tabaccaio di Civé di Correzzola Padova, che sparò e uccise un ragazzo moldavo che aveva tentato un furto nel suo negozio il 26 aprile 2012, sul caso del commerciante di 74 anni ucciso in modo efferato nel suo negozio a Viterbo. "Non sarà l'ultimo episodio, è necessario porre un freno ad atti di violenza simili che si ripetono quotidianamente. Tutti ne parlano, ma fino a che una aggressione non viene vissuta in prima persona, uno non si rende conto di cosa significhi", aggiunge Birolo. "C'è chi sceglie di detenere un'arma, rispettando ovviamente le regole, per sentirsi più sicuro e va bene. Anche se questa non è la soluzione, è lo Stato che deve intervenire per porre un freno a una delinquenza dilagante, ad atti criminali che, magari solo per pochi euro, spesso finiscono nel sangue, con l'uccisione di chi reagisce all'aggressore", conclude Birolo.

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