"Non uccidetela due volte"
Roma, 28 mag. (AdnKronos) - di Sara Di Sciullo "Ci aspettiamo il massimo della pena affinché Pamela non venga uccisa due volte". E' quanto dicono all'Adnkronos, tramite l'avvocato Marco Valerio Verni loro legale, i genitori di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni e Stefano Mastropietro, alla vigilia dell'udienza di domani, quando potrebbe arrivare la sentenza della Corte di Assise di Macerata nei confronti di Innocent Oseghale, imputato con l'accusa di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, la 18enne romana che il 29 gennaio dello scorso anno si allontanò dalla comunità Pars di Corridonia poi, dopo due giorni, i suoi resti furono ritrovati in due trolley. "Ci aspettiamo che l'imputato sia condannato per tutti i reati che gli vengono contestati - continuano -. Secondo noi Pamela è stata violentata, uccisa con due coltellate e poi martorizzata nel corpo nel modo che tutti sappiamo". LA DIFESA DI OSEGHALE - "Non ho ucciso la ragazza, voglio pagare solo per quello che ho fatto" ha detto Oseghale ai suoi legali fin dall'inizio del processo. Nega di aver violentato e ucciso Pamela, ammette di averla fatta a pezzi, preso dal panico, per disfarsi del corpo. "Oseghale ha compreso, è consapevole della richiesta della procura", afferma all'Adnkronos l'avvocato Simone Matraxia, che insieme all'avvocato Umberto Gramenzi assiste il nigeriano, facendo riferimento alla richiesta dell'accusa di condanna all'ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno. "Speriamo che i nostri rilievi vengano ascoltati - sottolinea Matraxia - Riteniamo che, in base agli accertamenti effettuati, non ci siano le prove scientifiche che possano dire che la morte sia avvenuta per conseguenza di due presunti fendenti". LA SENTENZA - Potrebbe arrivare domani il verdetto per Innocent Oseghale, il nigeriano imputato davanti alla Corte di Assise di Macerata con l'accusa di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro. E' fissata al Tribunale di Macerata l'udienza nella quale sono previste le repliche e, se i tempi lo consentiranno, la Corte dovrebbe entrare già in mattinata in camera di consiglio per emettere poi la sentenza. Pamela, il 29 gennaio dello scorso anno, si è allontanata dalla comunità Pars di Corridonia, dove si trovava da alcuni mesi per una diagnosi borderline alla quale era legata una dipendenza da sostanze stupefacenti. A due giorni dalla scomparsa, il 31 gennaio, i suoi resti sono stati ritrovati in due trolley lungo la strada per Pollenza e le indagini si sono presto strette intorno a Oseghale, il pusher al quale si era rivolta per trovare eroina e che l'aveva portata nella casa nella quale abitava, in via Spalato a Macerata, dove poi la ragazza è morta. Il procuratore Giovanni Giorgio ha chiesto per Oseghale la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi senza alcuna attenuante generica: secondo l'accusa, il nigeriano ha violentato la ragazza approfittando delle sue condizioni di inferiorità, la vedeva come "uno strumento per soddisfare la sua cupidigia sessuale" e, probabilmente di fronte alla reazione della vittima che voleva andarsene, l'ha accoltellata con due coltellate al fegato e poi ridotta a pezzi per disfarsi del cadavere. Oseghale ammette di aver tagliato il corpo, ma nega la violenza sessuale e l'omicidio. Nel corso del processo il nigeriano ha rilasciato dichiarazioni spontanee sostenendo di aver aiutato Pamela a recuperare la droga, di aver avuto con lei un rapporto consenziente, e di averla portata nella casa di via Spalato dove la ragazza, dopo aver assunto la droga, secondo la sua versione, si sarebbe sentita male. La morte della ragazza, secondo la difesa del nigeriano, sarebbe dunque avvenuta per overdose ma a quel punto l'imputato avrebbe perso la testa e, preso dal panico, avrebbe fatto a pezzi i resti della 18enne. I legali di Oseghale hanno chiesto di assolverlo dalla violenza sessuale e dall'omicidio e di condannarlo al minimo della pena per vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Domani potrebbe arrivare la decisione della Corte di Assise di Macerata, presieduta dal giudice Roberto Evangelisti. Quest'ultimo, nell'ultima udienza, ha fatto sapere che se le repliche si chiuderanno entro le 11 avrà subito dopo inizio la camera di consiglio per la sentenza. Se dovessero, al contrario, protrarsi troppo potrebbe essere necessario fissare un'altra udienza per la camera di consiglio e la sentenza.