Meno calorie per rallentare sclerosi multipla
Roma, 29 mag. (AdnKronos Salute) - Ridurre le calorie giornaliere ed eliminare dalla dieta alcuni alimenti per migliorare l'efficacia delle terapie contro la sclerosi multipla e 'rallentarla'. È l'ipotesi - basata su circa 20 anni di evidenze scientifiche - che si avviano a testare due gruppi di ricerca italiani, quello di Giuseppe Matarese, docente di Patologia generale e Immunologia dell'università Federico II di Napoli, e di Luca Battistini, vicedirettore scientifico dell'Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma. Comprendere se e come l'alimentazione - in particolare la restrizione calorica - possa influire sulla storia di questa malattia, modificandone la prognosi, è infatti l'obiettivo di uno studio clinico finanziato da Fism che "partirà nei prossimi 6 mesi, su 120 pazienti in Lazio, Campania e Molise", ha spiegato Matarese all'Adnkronos Salute, a margine del Congresso della Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) che realizza la ricerca finanziata da Aism. La sperimentazione è attualmente nella fase di arruolamento e prevede di dare i primi risultati già nel 2020. Secondo i dati scientifici, infatti, la dieta ipercalorica, ricca soprattutto di grassi animali e zuccheri, può portare le cellule che normalmente proteggono dalla malattia a non funzionare al meglio. "Si è scoperto negli ultimi anni - ha spiegato ancora Matarese - che ci sono una serie di mediatori prodotti dal tessuto adiposo con un'azione diretta anche sull'immunità. Essendo l'immunità una dei principali 'moventi' meccanicistici della sclerosi multipla, se agiamo sulla capacita dell'organismo di far funzionare il sistema nutrizionale e sul grasso corporeo, la nostra ipotesi è che possiamo avere impatto sulla patogenesi e sulla progressione della malattia". Matarese ha ricordato che "osservando le statistiche sui grandi numeri si vede come la sclerosi multipla sia in netto aumento nelle società civili e opulente. E c'è un aumento connesso al peso corporeo. Più si è in sovrappeso, più si è in una condizione nutrizionale sbilanciata, più il rischio della malattia aumenta. Se questo è un fattore diretto o secondario non siamo in grado di stabilirlo oggi. Ma sappiamo che esiste questa associazione. Per questo vogliamo valutare se regimi di restrizione calorica e una variazione degli alimenti assunti può migliorare l'efficacia dei farmaci di prima linea". Per il nuovo studio verranno arruolate 120 persone con sclerosi. Una parte seguirà per un anno un regime alimentare che ridurrà del 15-20% l'introito calorico giornaliero: una restrizione modesta, sia perché non si conoscono ancora i possibili risvolti negativi di una restrizione più drastica, sia perché si mira a mettere a punto una dieta che possa essere facilmente seguita da tutti nel lungo periodo. Tutte le persone coinvolte nello studio seguiranno lo stesso tipo di terapia. Al termine del primo anno di sperimentazione, anche i volontari del gruppo di controllo saranno invitati, se lo desiderano, a seguire il protocollo con la riduzione delle calorie. Un terzo gruppo di persone con sclerosi seguirà, infine, una dieta ad hoc, che riduce o elimina selettivamente alcuni alimenti già noti per il loro effetto immunogenico (in grado, cioè, di indurre una reazione immunitaria): in particolare i derivati del latte e il glutine. Questo per valutare l'eventuale effetto del cambiamento di dieta sulla risposta alla terapia e sull'andamento della malattia in generale, e cercare di comprendere su quali meccanismi biologici agisca. Oltre alle calorie anche la flora intestinale sembra giocare un ruolo nella genesi della sclerosi multipla. Come in altre malattie autoimmuni, infatti, nelle persone con sclerosi multipla c'è uno squilibrio dei microrganismi che si trovano nell'intestino. Il gruppo di ricerca di Battistini, che collabora alla ricerca, studia da anni l'asse intestino-cervello e il modo in cui, nell'ultimo mezzo secolo, lo stile di vita dei paesi industrializzati - dalla dieta alle condizioni igieniche, alle abitudini, tra cui l'abuso di antibiotici - abbia alterato la flora intestinale. Oggi si pensa che proprio queste alterazioni siano 'co-protagoniste' dell'infiammazione nelle patologie croniche autoimmuni come la sclerosi.