Mafia: Simona Dalla Chiesa, 'Dopo morte papà c''era paura di mostrarsi vicini a noi'
Palermo, 3 set. (AdnKronos) - "I cambiamenti culturali hanno bisogno di tempo. Se mi guardo indietro non posso certo dire che la situazione sia la stessa di quando è morto papà, da nessuna parte d'Italia, ma se guardo avanti vedo che c'è ancora tanto, tanto da fare". A parlare con l'Adnkronos è Simona Dalla Chiesa, terzogenita del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di polizia Domenico Russo, il 3 settembre di 37 anni fa. "Dopo la morte di papà - dice - c'era la paura di mostrarsi vicino a noi, la paura di scegliere da che parte stare. Papà è stato ucciso la sera e alle 15 del giorno dopo, senza che nessuno di noi fosse stato avvertito, sono stati fatti i funerali. Come a dire che quel generale bisognava mandarlo via. Siamo state lasciate sole ma oggi non avverto più quella sensazione". Questi 37 anni, secondo la figlia del generale, "hanno segnato profondamente un cambiamento sociale, per quanto ci sia ancora tanto da fare. I cambiamenti culturali - sottolinea - hanno necessità di molto tempo per macinare, per diventare senso comune. Un'indagine si può concludere in due mesi o in due anni, il cambiamento di una mentalità che affonda le sue radici nel passato ha bisogno di più tempo. L'importante è non credere mai di aver raggiunto un punto nel quale ci si può adagiare".