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Mafia: fratello Emanuela Setti Carraro, 'mia sorella amava Palermo, si dedicava ai deboli' (3)

AdnKronos
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(AdnKronos) - E poi, parlando ancora della sorella Emanuela Setti Carraro, che prestava servizio per la Croce rossa, il fratello ricorda: "Di fondo noi due, Emanuela ed io, siamo gli eredi della mamma, perché a suo tempo aveva fatto 5 anni di guerra sulle navi ospedali italiane, prima con la Croce Rossa, poi l'8 settembre era stata fatta prigioniera dai tedeschi e portata in Austria, come primo campo di concentramento. Da lì lei aveva chiesto di andare in Russia al seguito delle truppe italiane in Russia, ma i tedeschi le hanno negato il permesso e l'hanno portata in un altro campo di concentramento . Lì aveva ripreso la sua attività di Croce rossa in un contesto che non era più neutrale. E' rientrata come servizio sanitario della Repubblica di Salò. Una pagina per me dolorosa, per lei coerente. Quindi è una scelta che fatto nella sua vita". Anche Emanuela ha fatto parte della Croce rossa. "Dopo avere svolto l'attività di infermiera e avere preso il diploma di strumentista, ha coniugato il suo grande amore per i cavalli con il suo spirito umanitario, che era lo spirito di attenzione verso i bambini e i portatori di handicap - dice Paolo Setti Carraro - Così si è data all'ippoterapia e ha aperto a Milano il centro di ippoterapia che ancora esiste, le Voloire". Emanuela seguì l'impegno materno e si diplomò Infermiera Volontaria della Croce Rossa Italiana, la cui abilitazione prevedeva l'equiparazione alle mansioni di infermiera generica. Prestò servizio in particolare presso l'Ospedale militare di Milano e le sale operatorie dell'Istituto di Patologia Chirurgica dell'Università di Milano, diretto da Ugo Ruberti. Prestò servizio anche alla Caserma "Santa Barbara" di Milano, dove introdusse l'attività di ippoterapia con il determinante sostegno del Reggimento Artiglieria a Cavallo. "Dopo la morte di Emanuela sono stati aperti una cinquantina di centri di ippoterapia in Italia - dice Paolo Setti Carraro - Questa era Emanuela. E aveva intenzione di riproporlo anche a Palermo per continuare a coniugare la sua passione per l'ippica con il suo interesse per i meno fortunati". E poi aggiunge, con un soffio di voce: "Emanuela era dolce ma anche tanto determinata, caparbia. E ci manca tanto".

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