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Mafia: buttafuori Cosa nostra in locali, gli imprenditori non hanno denunciato

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AdnKronos
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Palermo, 17 set. (AdnKronos) - Il metodo utilizzato era quello classico. Minacce e intimidazioni. Così Cosa nostra imponeva i suoi buttafuori nei locali notturni di Palermo e provincia. Senza che gli imprenditori vessati denunciassero l'intimidazione. Eccolo il nuovo business del mandamento di Porta Nuova e della famiglia di Palermo Centro scoperto all'alba dai carabinieri del nucleo Investigativo di Palermo insieme ai colleghi della Compagnia di Bagheria, che hanno fatto scattare le manette ai polsi di 11 persone, tutte finite in carcere. Cinque i casi di estorsione ricostruiti dagli investigatori dell'Arma ai danni di altrettanti locali notturni cittadini e di Bagheria. "In alcuni casi le minacce violente si spingevano sino a prospettare disordini nei locali attraverso malviventi al soldo di Cosa nostra", spiega il tenente colonnello Angelo Pitocco, comandante del Gruppo carabinieri di Palermo. Le indagini, scattate nel 2016 e andate avanti per due anni grazie alle segnalazioni arrivate dal "mondo dell'imprenditoria notturna", hanno fatto emergere il ruolo di primo piano di Andrea Catalano, "l'interfaccia" tra gli imprenditori della movida e Cosa nostra. Era lui grazie ai "solidi legami con gli esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova" a imporre il reclutamento di personale, di sua scelta, per l'espletamento del servizio di vigilanza. Formalmente le assunzioni avvenivano tramite una società a cui Catalano delegava la regolarizzazione amministrativa e contabile dei buttafuori. Per coloro che avevano precedenti penali e che non potevano essere assunti era stato ideato un meccanismo ad hoc. "Facevano parte di due associazioni di volontari dei vigili del fuoco - ha spiegato Pitocco -, così formalmente lavoravano nei locali come addetti al servizio antincendio, svolgendo di fatto la funzione di personale addetto alla sicurezza".

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