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Mafia: buttafuori Cosa nostra in locali, gli imprenditori non hanno denunciato (2)

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AdnKronos
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(AdnKronos) - Intercettazioni, pedinamenti e attività classiche di indagine hanno fatto luce sulle estorsioni. Mai denunciate dalle vittime. "Gli imprenditori hanno acconsentito, impiegando le persone imposte come buttafuori nei locali - ha detto ancora il comandante del Gruppo carabinieri Palermo -, in altri casi hanno subito l'imposizione di pagamento di quote in base al numero di buttafuori che avevano. Non si può parlare formalmente di denuncia, ma c'è stata una collaborazione successiva in sede di assunzione di sommarie informazioni". Buttafuori di Cosa nostra e in alcuni casi anche parenti di boss. Come nel caso di Vincenzo Di Grazia, cognato di Massimo Mulè, uomo d'onore reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro, già arrestato nel 2008 nell'operazione 'Perseo' e nel 2018 nel blitz 'Cupola 2.0', lo scorso 12 agosto scarcerato dal Tribunale del riesame. Il capomafia si era interessato affinché proprio Di Grazia fosse impiegato stabilmente nella gestione della sicurezza nel corso delle diverse serate organizzate presso un noto locale della movida palermitana. Le lamentele del capo della sicurezza di quel locale vennero soffocate dalle pesantissime minacce nei confronti suoi e della sua famiglia.

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