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Mafia: documento minoranza Antimafia desecretato, 'nell'89 inadeguata la lotta ai boss'

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AdnKronos
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Palermo, 30 set. (AdnKronos) - (di Elvira Terranova)- "II cosiddetto 'caso Contorno' offre l'occasione di mettere in evidenza un modo di condurre la lotta alla mafia che sembra del tutto inadeguato". E' un vero e proprio atto di accusa il documento di minoranza, firmata dalla deputata Bianca Guidetti Serra il 24 gennaio 1990 al termine delle audizioni del pentito Salvatore Contorno ma anche del dirigente della Criminalpol Gianni de Gennaro e altri inquirenti. Pochi mesi prima, in un agosto torrido del 1989, l'allora Presidente dell'Antimafia Gerardo Chiaramonte, aveva convocato il pentito Salvatore 'Totuccio' Contorno per chiedergli del suo ritorno in Sicilia dagli Stati Uniti, mentre a Palermo c'erano una vera e propria mattanza, con decine di omicidi. Ma in quel periodo a sembrare sotto accusa era il giudice Giovanni Falcone. Le domande durante le audizioni fanno emergere un clima di sospetti attorno al magistrato che a giugno del 1989 era stato vittima di un fallito attentato all'Addaura nella casa al mare all'Addaura. Ma non si è neppure parlato di quel fallito attentato. I verbali sono stati desecretati pochi giorni fa, dopo più di 30 anni, dal Presidente dell'Antimafia Nicola Morra, con l'aiuto del magistrato Roberto Tartaglia, consulente di Palazzo San Macuto che ha fatto un lavoro certosino. Tartaglia, secondo indiscrezioni, è il candidato alla successione di Raffaele Cantone all'Autorità anticorruzione. "Perché Contorno ha voluto rientrare in Italia? - si chiede la deputata Bianca Guidetti Serri, morta nel 2014- È attendibile quando sostiene che negli Stati Uniti non riusciva a trovare lavoro e che aveva maggiore probabilità di trovarlo in Italia? Contrariamente a quanto ufficialmente affermato, torna a vivere in un alloggio già abitato e con altri numerosi congiunti. Può considerarsi tale dimora «segreta» e sicura?". E ancora: "Contorno è stato detenuto per sei anni. È quindi vissuto a lungo lontano dalla sua zona di influenza e peraltro era ormai fuori della mafia, anzi braccato dai suoi ex complici. Quanto sapeva lo aveva detto e ripetuto ai vari magistrati dell'istruttoria e del dibattimento del maxi-processo e ad altri. Quali mai nuove informazioni poteva dare? Eppure viene interrogato più volte da vari giudici, dall'Alto commissario, nonché, informalmente, da rappresentanti della polizia, come dimostrano alcune telefonate intercettate".

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