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Papa: "Basta oppressioni e saccheggi ai popoli e alla terra"

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AdnKronos
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Città del Vaticano, 27 ott. (Adnkronos) - di Elena Davolio "Quante presunte superiorità, che si tramutano in oppressioni e sfruttamenti, anche oggi! Gli errori del passato non son bastati per smettere di saccheggiare gli altri e di infliggere ferite ai nostri fratelli e alla nostra sorella terra: l'abbiamo visto nel volto sfregiato dell'Amazzonia". E' il grido di dolore del Papa in occasione della messa, celebrata nella Basilica vaticana, al termine del Sinodo dei Vescovi dedicato all'Amazzonia. In Basilica, oltre ai Padri sinodali, i gruppi indigeni dell'Amazzonia. "La religione dell'io - denuncia il Papa - continua, ipocrita con i suoi riti e le sue 'preghiere', dimentica del vero culto a Dio, che passa sempre attraverso l'amore del prossimo. Anche cristiani che pregano e vanno a messa la domenica sono sudditi di questa religione dell'io. Possiamo guardarci dentro e vedere se anche per noi qualcuno è inferiore, scartabile, anche solo a parole. Preghiamo per chiedere la grazia di non ritenerci superiori, di non crederci a posto, di non diventare cinici e beffardi. Chiediamo a Gesù di guarirci dal parlare male e dal lamentarci degli altri, dal disprezzare qualcuno: sono cose sgradite a Dio". "Quante volte anche nella Chiesa, le voci dei poveri non sono ascoltate e magari derise o messe a tacere perché scomode" dice il Papa. "In questo Sinodo - osserva nell'omelia - abbiamo avuto la grazia di ascoltare le voci dei poveri e di riflettere sulla precarietà delle loro vite, minacciate da modelli di sviluppo predatori. Eppure, proprio in questa situazione, molti ci hanno testimoniato che è possibile guardare la realtà in modo diverso, accogliendola a mani aperte come un dono, abitando il creato non come mezzo da sfruttare ma come casa da custodire, confidando in Dio". "Quante volte - dice ancora Bergoglio - chi sta davanti, come il fariseo rispetto al pubblicano, innalza muri per aumentare le distanze, rendendo gli altri ancora più scarti. Oppure, ritenendoli arretrati e di poco valore, ne disprezza le tradizioni, ne cancella le storie, ne occupa i territori, ne usurpa i beni". Da qui il dolore del Papa: "Quante presunte superiorità, che si tramutano in oppressioni e sfruttamenti, anche oggi!". Il Papa, all'Angelus, parla con franchezza della tre settimane di lavori sinodali dedicati all'Amazzonia: "Che cosa è stato il Sinodo? È stato, come dice la parola, un camminare insieme, confortati dal coraggio e dalle consolazioni che vengono dal Signore. Abbiamo camminato guardandoci negli occhi e ascoltandoci, con sincerità, senza nascondere le difficoltà, sperimentando la bellezza di andare avanti uniti, per servire". Guidati dall'imperativo 'Io, che cosa posso fare di buono per il Vangelo?', racconta il Papa: "Nel Sinodo ce lo siamo chiesti, desiderosi di aprire nuove strade all'annuncio del Vangelo. E anzitutto abbiamo sentito il bisogno, come il pubblicano nel Vangelo di oggi, di metterci davanti al Signore, di rimettere al centro Lui, a livello personale e come Chiesa. Perché si annuncia solo quel che si vive. E per vivere di Gesù, per vivere di Vangelo bisogna uscire da se stessi. Ci siamo sentiti allora spronati a prendere il largo, a lasciare i lidi confortevoli dei nostri porti sicuri per addentrarci in acque profonde: non nelle acque paludose delle ideologie, ma nel mare aperto in cui lo Spirito invita a gettare le reti". I Padri sinodali, con il documento finale di ieri sera hanno avanzato le loro richieste aprendo anche importanti e nuovi spiragliai preti sposati nelle aree come l'Amazzonia dove c'è scarsità di preti, ora l'ultima parola spetterà al Papa che, come ha annunciato ieri, scriverà una Esortazione apostolica post sinodale nella quale indicherà la strada da seguire. Il Papa pensa al tema del Sinodo appena concluso che aveva al centro le popolazioni amazzoniche: "Il grido dei poveri, insieme a quello della terra, ci è giunto dall'Amazzonia. Dopo queste tre settimane non possiamo far finta di non averlo sentito. Le voci dei poveri, insieme a quelle di tanti altri dentro e fuori l'Assemblea sinodale - Pastori, giovani, scienziati - ci spingono a non rimanere indifferenti. Abbiamo sentito spesso la frase 'più tardi è troppo tardi': questa frase non può rimanere uno slogan".

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