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Mafia: Graviano, 'nel 2016 messaggio per Berlusconi per ricordargli di rispettare i patti'

AdnKronos
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Reggio Calabria, 14 feb. (Adnkronos) - Nell'aprile 2016 il boss mafioso Giuseppe Graviano si era rivolto al codetenuto Umberto Adinolfi, che stava per essere scarcerato, per chiedergli di "fare arrivare un messaggio a Silvio Berlusconi" che "doveva mantenere gli impegni presi" e per "ricordargli che sono ancora vivo, a differenza di mio cugino Salvo che nel frattempo è morto. E i patti vanno rispettati. Doveva rispettare un accordo che riguardava alcuni investimenti fatti con mio nonno". Lo ha detto il boss Giuseppe Graviano, nell'udienza del processo per la 'ndrangheta stragista in corso davanti alla Corte d'assise di Reggio Calabria. Nella conversazione si sente Graviano che dice ad Adinolfi che "bisogna trovare la strada per fare trovare un messaggio per qualcuno che non ha rispettato i patti". E oggi ribadisce che quel "qualcuno" sarebbe proprio l'ex premier Silvio Berlusconi. “Mio nonno agli inizi degli anni Sessanta aveva consegnato venti miliardi a un gruppo imprenditoriale del Nord e si era stabilita la percentuale del 20 per cento da allora in poi”. "Ma Berlusconi non aveva rispettato i patti - dice rispondendo al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo - E io chiesi ad Adinolfi se mi poteva fare la gentilezza di ricordare che ancora sono vivo e si doveva togliere i debiti che aveva, andavano rispettati gli impegni presi con mio nonno". Adinolfi fa capire, come risulta dalle intercettazioni, di avere "un buon gancio".

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