Coronavirus, Eurispes: "E' come corruzione, più si combatte e più si percepisce
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "Pensando all'origine geografica del virus ed alla sua diffusione, leggere che il nostro Paese si posiziona al terzo posto per contagi, dopo Cina e Corea del Sud, con conseguenze significative sul piano macroeconomico e di mobilità internazionale, lascia davvero perplessi. E ci induce a riflessioni, di più ampio e profondo respiro". E' il commento di Eurispes affidato a una nota sull'emergenza coronavirusin Italia. L'Istituto di Ricerca degli italiani sostiene una tesi "non dissimile" da quella che ha prospettato in materia di corruzione e di lotta alle frodi alimentari. "Osservando da anni, unici in Italia, il fenomeno, abbiamo infatti maturato il convincimento che più si combatte la corruzione più la si rende percepibile. Proprio per questa ragione abbiamo sempre contrastato l'insano uso di produrre 'indici di corruzione' sulla base della percezione. Un paese che combatte la corruzione la rende più evidente - scoprendone i casi - di uno che preferisce far finta che non esista. Per questa ragione chiedemmo il superamento degli indici percettivi di corruzione come base per una comparazione tra i Paesi", sostiene Eurispes in una nota. "Ebbene, nonostante l'infinita distanza tra i due fenomeni (epidemia di coronavirus e corruzione endemica) anche per questa patologia vale la stessa affermazione - prosegue l'Istituto - In sintesi, riteniamo che l'Italia, a differenza degli altri Paesi, abbia svolto controlli ben più penetranti degli altri, con ciò generando una emersione di casi, di gran lunga più numerosa degli altri Stati (il numero dei tamponi somministrati è un dato oggettivo e non un fatto 'percepito')". "E' evidente che, come avviene per i fenomeni criminali, anche per una epidemia come quella che stiamo vivendo si deve agire nella massima trasparenza e comunicarne fin nei minimi particolari i dati e le statistiche (anche le più tristi): è questione di sicurezza dei cittadini e allo stesso tempo di sicurezza nazionale", rimarca Eurispes. "Il comportamento della stampa - denuncia l'Istituto - purtroppo anche quella di Servizio Pubblico, sempre attenta ad informare, certo, ma anche sempre più incline a inseguire il sensazionalismo e condannata dal giogo delle news24 a trovare sempre nuovi contenuti da 'strillare', il soffiare sul fuoco delle paure da parte di soubrette che si atteggiano a reporter sui canali commerciali, e, ultimo ma non per importanza, certe decisioni politiche e amministrative, stanno edificando una narrazione dell'emergenza, forse imprevista, e certamente pericolosissima per la tenuta socioeconomica del Belpaese". "E così, oggi, paradossalmente, ci troviamo a subire le conseguenze internazionali di questa narrazione dei fatti, che non possono che essere emotive e perciò spesso involontariamente sciocche (come quella di far sbarcare i turisti italiani da un aereo a seconda della città di residenza). La verità, dal punto di vista di noi ricercatori sociali, è evidentemente un'altra e solo a chi non vuole vederla, può sfuggire. Il virus è salito su tanti aerei prima delle misure adottate in ogni Stato. Tanti erano asintomatici e tali restano in Italia e all'estero. Moltissimi, all'estero, hanno l'influenza e vanno in ospedale, ma non fanno il tampone e non vengono censiti". "L'avere portato alla luce l'esistenza di casi di coronavirus, molto probabilmente in numero non superiore a quelli di altri Paesi, ma soltanto ben delineati ed evidenziati per le grandi capacità del nostro Servizio Sanitario Nazionale (a fronte di Paesi che nemmeno lo hanno), non può e non deve rivelarsi un elemento negativo per il nostro sistema", sostiene Eurispes. "Chiediamo pertanto al Presidente David Sassoli, di agire con la massima sollecitudine e determinato senso della gravità, per richiamare tutti i partner europei intorno al tavolo della condivisione, unica via possibile per debellare questa straordinaria minaccia sanitaria - si conclude la nota - Siamo convinti che così, e solo così, l'Unione Europea potrà trasformare un attacco alla salute dei cittadini in una opportunità politica altrettanto straordinaria: sperimentare nuove forme di convivenza civile, adatte e all'altezza della civiltà europea".