Foibe: Monaci, il ricordo e' un atto di giustizia per le vittime
Firenze, 11 feb. - (Adnkronos) - Il ricordo delle vittime e di una delle pagine più drammatiche della nostra storia, rappresenta in primis "un atto di giustizia". E il Giorno del Ricordo deve essere "lo strumento da cui partire per costruire una memoria condivisa. Una memoria, rivolta in particolare ai giovani, fondamento di un sentimento e di un futuro di pace". Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Alberto Monaci, in apertura della seduta solenne per la celebrazione del Giorno del Ricordo, oggi in Palazzo Panciatichi. Nelle parole del presidente anche la condanna "senza mezzi termini" di certi interventi "dichiaratamente strumentali, provocatori e oltraggiosi letti sui giornali in questi giorni". Monaci ha argomentato "questa barbarie nascosta" per decenni: l'agenzia di stampa "Astro 9 colonne", nel fare un conteggio dei lanci di agenzia pubblicati dal dopoguerra ad oggi sul tema delle foibe, "ha scoperto che fino al 1990 erano stati poco più di 30. Negli anni recenti ogni anno ce ne sono stati addirittura più di 200". La congiura del silenzio, cioè, vi fu e fu "più amara e demoralizzante dell'oblio". Anche se la ricerca dei motivi del silenzio va lasciata agli storici, "la situazione era difficile e sicuramente la Jugoslavia di Tito era una realtà strategica, che faceva da cuscinetto tra Occidente ed Urss". Tuttavia durante le trattative per arrivare ad una risoluzione della questione italo - jugoslava attorno ai territori triestini e istriani "vi furono dubbi e preoccupazioni anche di fronte alle mosse anglo - americane, temendo che l'Italia si sarebbe trovata un'altra volta sconfitta". "Per contro - ha aggiunto Monaci - non sfuggivano alle cronache le drammatiche vicende degli eccidi nelle foibe istriane". Così ad esempio "Guareschi trascriveva quanto leggeva dai bollettini e dai quotidiani inviatigli dai lettori di Candido, settimanale umoristico che contava firme di primo piano come Mosca, Montanelli o Leo Longanesi". (segue)