Cosenza: famiglia paziente morto, realta' sanitaria agghiacciante
Cosenza, 14 feb. (Adnkronos) - "L'evento di default denunciato dalla famiglia Ruffolo a seguito della morte del loro congiunto, ha permesso di delineare l'intelaiatura mostruosa posta a base di un servizio quod vitam come quello del Centro trasfusionale dell'Azienda ospedaliera di Cosenza, che solo mediante un'indagine ciclopica e capillare la Procura della Repubblica di Cosenza è riuscita ad evidenziare". Lo dichiarano in una nota i familiari di Cesare Ruffolo, l'uomo morto per una trasfusione di sangue infetto nel luglio dell'anno scorso. La Procura di Cosenza ha notificato l'avviso di conclusione indagini nei confronti di dieci persone. "Le contestazioni così come individuate dagli inquirenti -si legge nella nota diffusa dagli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa, Chiara Penna, Luigi Forciniti e Claudio De Luca- delineano una realtà assistenziale sanitaria allarmante, agghiacciante ed inemendabile, soprattutto in considerazione delle numerosissime criticità riscontrate e non rimosse, riconducibili a reiterate e gravi violazioni di legge poste in essere da chi, a vario titolo ed in posizione di garanzia, ebbe in cura Cesare Ruffolo e prima di lui il giovane che fortunatamente è riuscito a scampare alla morte riportando però gravi lesioni con un concreto pericolo di vita". La famiglia Ruffolo e l'altro paziente che ha subito lesioni il mese precedente, "hanno da subito manifestato e continuano a riporre estrema fiducia nell'operato della magistratura cosentina, oltre che nelle istituzioni locali in genere individuabili nel Nucleo antisofisticazione per la tutela della salute dei Carabinieri che congiuntamente hanno svolto un lavoro investigativo tecnicamente eccellente, individuando ogni singola responsabilità -concludono- da porre in capo a chi ha gestito, evidentemente, la salute pubblica in modo superficiale".