PoliMi: il 17% delle grandi imprese fa smart working, Milano capofila
Roma, 16 feb. (Labitalia) - Nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha già avviato progetti strutturati di smart working (rispetto all'8% del 2014). Ma circa un'impresa su due ha adottato, o adotterà a breve, una qualche iniziativa di flessibilità in modo strutturato o informale, come policy su orari e spazi di lavoro, dotazione tecnologica a supporto dei lavoratori, revisione degli spazi degli uffici o interventi sugli stili di leadership. A rilevarlo l'ultima ricerca dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, punto di riferimento nazionale per l'analisi dello sviluppo dei modelli di lavoro in ottica di lavoro agile. E proprio al lavoro agile è dedicata la 'Giornata' promossa per il 18 febbraio dal Comune di Milano. "Un'iniziativa di grande valore - afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano - che quest'anno si annuncia ancora più ampia, inclusiva e partecipata delle precedenti edizioni, allargandosi ben oltre i confini di Milano, indiscutibilmente la 'capitale' dello smart working in Italia, per promuovere in tutto il Paese e a tutti i livelli una cultura dell'innovazione dei modelli di lavoro". "Un evento che assume un significato particolare in questo momento, in vista della discussione del ddl presentato in Parlamento lo scorso 28 gennaio - ricorda - che regolamenta finalmente in Italia l'adozione del lavoro agile: una grande occasione per favorirne l'adozione sia nelle organizzazioni private che in quelle pubbliche”. “Il lavoro agile restituisce alle persone flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare - spiega Mariano Corso - a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Sempre più organizzazioni ne hanno compreso i benefici, in termini di produttività e di benessere per le persone". "Una piena adozione in Italia - sostiene - potrebbe far risparmiare complessivamente 37 miliardi di euro al Sistema Paese, grazie a maggiore produttività e qualità del lavoro, minori costi di gestione, migliorando nel contempo la soddisfazione e il coinvolgimento dei dipendenti. Inoltre, l'introduzione del lavoro da casa e la conseguente riduzione degli spostamenti potrebbero produrre risparmi economici per i cittadini pari a circa 4 miliardi di euro e a una riduzione di emissioni di CO2 pari a circa 1,5 milioni di tonnellate l'anno”. Per lo sviluppo del lavoro agile nel Paese è fondamentale il ruolo della pubblica amministrazione locale. E in questo Milano è capofila in Italia: “Restituire ai cittadini del tempo permettendo di lavorare da casa o da una sede aziendale vicina alla propria abitazione incentiva una maggiore partecipazione alla vita della città e la valorizzazione di zone che si svuotano perché le persone si recano a lavoro", prosegue Mariano Corso. "La città metropolitana di Milano, centro nevralgico dell'economia in cui il problema della mobilità è molto sentito - sottolinea - è stato uno dei primi centri a comprendere la rilevanza degli impatti del lavoro agile e a voler sensibilizzare le aziende del territorio nell'adottare questa pratica. Le Pa possono essere anche degli utilizzatori di questo modo di lavorare che porta vantaggi nella soddisfazione dei lavoratori e nel miglioramento dell'efficacia nei servizi offerti ai cittadini. Alcuni progetti pilota iniziato ad esserci, ma il livello di diffusione è ancora molto contenuto rispetto alle organizzazioni private”. Una ripresa e estensione dei principi dello smart working anche fuori dall'impresa viene dal coworking, di cui Milano è protagonista con decine di strutture che offrono luoghi flessibili on demand e un'esperienza di lavoro 'smart'. Strutture a cui non si rivolgono ormai solo liberi professionisti, startup e microimprese, ma anche aziende più grandi. Secondo la ricerca dell'Osservatorio Smart Working, il 71% dei manager ritiene il coworking un'opportunità anche per imprese strutturate (il 31% crede si diffonderà come alternativa al lavoro da casa o da altre sedi aziendali, il 40% che sia un'opportunità ma non è convinto che possa diffondersi). Le principali barriere all'utilizzo del coworking riguardano il timore sulla sicurezza dei dati aziendali (secondo il 58% dei manager), mentre i principali benefici attesi sono lo scambio di conoscenza (individuati dal 59%), seguito dalla riduzione dei tempi/costi di spostamenti casa-ufficio e dalla riduzione del senso di isolamento per l'utilizzo eccessivo dell'home working.