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A Baltimora, in pellegrinaggio per non dimenticare

Visita a casa di Whittaker Chambers: l'autore di "Witness", spia dei russi negli Usa, ha spiegato cos'era davvero il Comunismo

Giulio Bucchi
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Pellegrinaggio anticomunista, in chiave intimamente personale, nel Maryland, a Baltimora. Dove, se hai avuto un certo percorso politico-culturale da militante giovanile della sinistra italiana negli Anni Sessanta a conoscitore ed estimatore, da adulto, dei pensatori pro free market antitotalitari come Hayek o Milton Friedman, vai e pensi con rispetto e gratitudine a Whittaker Chambers. E' l'americano autore di "Witness", libro che è stato ripubblicato nel 2002, dopo 50 anni dalla prima uscita nel 1952, con prefazioni di William F. Buckley Jr. e Robert D. Novak. Come referenza, Ronald Reagan da adulto lo citava come testo di base per la propria formazione politica.   Io ho saputo di "Witness" perché David Mamet, l'intellettuale drammaturgo americano vincitore di un Oscar, ne ha parlato sul Wall Street Journal qualche mese fa quando ha spiegato la sua conversione da ultraliberal a conservatore finalmente liberato dal conformismo del pensiero unico che domina l'intelligenzia ebraica di Hollywood e dell'Upper West Side di Manhattan. Era il primo della lista di libri che gli hanno aperto gli occhi, ha detto. "Witness", testimone, è appunto la testimonianza del carattere eversivo del comunismo delle origini, Lenin e Stalin, in tutto il mondo e anche in America, dove Chambers è stato militante del partito comunista americano, giornalista per la stampa sindacale fiancheggiatrice e poi spia per i sovietici negli Anni Venti e Trenta, prima di abiurare la fede bolshevica. A Baltimora ha vissuto a Mount Royal Terrace, dove non ci sono targhe a ricordarlo. Eppure Chambers è stato il protagonista-accusatore del processo del 1948-1950 ad Alger Hiss, un funzionario del Dipartimento di Stato che per anni aveva "lavorato" con lui come collega di spionaggio. Hiss, difeso dalla stampa liberal, fu inchiodato dai documenti segreti che Chambers aveva conservato nella sua fattoria nel Maryland e condannato a 4 anni di galera. Chi ancora oggi ride del maccartismo, della caccia alle streghe, di Edgar Hoover e del suo FBI anticomunista, o è ignorante o è in malafede. Witness gli aprirebbe gli occhi ma non è mai stato tradotto in italiano. Lo sarà mai? In compenso vengono regolarmente tradotti Michael Moore e Noam Chomsky, la lettura americana preferita da Osama Bin Laden. Comunque, per chi sa l'inglese e vuole aprire gli occhi sulla realtà della guerra combattuta e persa dai comunisti Usa spie dei russi negli Stati Uniti, "Witness" è qui per restare, reperibile online su Amazon e altrove. Gli scettici che non credono normalmente all'olocausto rosso dei gulag, e figurati se ammettono che Mosca aveva reti di traditori occidentali disposti a diventare rotelle della "rivoluzione salvifica globale", se grazie alla lettura di Chambers poi si appassionano e vogliono colmare i vuoti di conoscenza, o meglio smascherare le bugie sui Rosenberg "innocenti" e su altre pagine di spie sovietiche, hanno una bibliotechina a disposizione. A suggerirla sul Wall Street Journal è Allen M. Hornblum, autore a sua volta di "The Invisible Harry Gold: The Man who gave the Soviet the Atomic Bomb". I suoi cinque libri preferiti, da aggiungere al mio favorito "Witness", sono: "Engineering Communism", di Steven T. Usdin (2005), su due membri del giro dei Rosenberg, Joel Barr e Alfred Sarant, che aiutarono Mosca trasferendosi là durante la Guerra Fredda e portando in dote ai russi segreti scientifici e tecnologici. "Red Spies in America", di Katherine Sibley (2004), "storia eccellente dei modi in cui il nascente Stato Bolscevico ebbe successo nel tessere la sua superba legione di agenti di spionaggio nel tessuto dell'America in preda alla Grande Depressione". "Spies: The Rise and Fall of the KGB in America", di John Earl Klehr e Alexander Vassiliev (2009), "un enorme volume che è il miglior catalogo degli Americani che hanno spiato per l'Unione Sovietica e delle informazioni che possono aver passato". "The Rosenberg File", di Ronald Radosh e Joyce Milton (1983), in cui gli autori hanno condotto un'inchiesta nella tradizione "del miglior giornalismo investigativo su Julius ed Ethel Rosenberg dimostrando che la coppia e i loro complici attivamente parteciparono a una campagna di spionaggio per fornire ai sovietici una quantità di segreti militari rubati all'esercito americano". "Bombshell", di Joseph Albreight e Marcia Kunstel (1997), in cui si narra la vicenda di Ted Hall, scienziato prodigio, laureato a 18 anni ad Harvard nel 1943, che, reclutato dal Manhattan Project, partecipò al programma segreto di guerra a Los Alamos per sviluppare la bomba atomica. E passò le carte ai sovietici. Ma "non pagò per il suo tradimento come capitò ai Rosenberg e divenne un rispettato docente di Cambridge". Solo negli Anni Novanta, quando furono resi pubblici e comprensibili i dispacci criptati di Venona, la sua attività di spione fu smascherata.  di Glauco Maggi Twitter@glaucomaggi  

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