Se la crisi di Wall Street nasce dal governo

Giulio Bucchi

E’ in  corso una causa civile, promossa dalla SEC (la Consob americana) contro sei ex massimi dirigenti di Fannie Mae e Freddie Mac. I verbali d’accusa sono utilissimi per capire le origini vere della crisi dei mutui che ha messo in ginocchio l’economia Usa (e non solo) con la crisi del 2008-2009. Si dirà: ma non è già stato tutto chiarito dai media, proni ad accettare la litania dell’attacco alla avidità privata delle banche di Wall Street e degli “speculatori degli hedge funds”, alla “deregolamentazione (reaganiana)”, alla ricerca del profitto (capitalistico americano)? No, per niente. Erano bugie. E il tribunale sta ora riscrivendo, stavolta in termini legali ufficiali, ciò che avevano già smascherato in libri ed articoli diversi economisti e giornalisti controcorrente, ossia non asserviti alla propaganda Democratica ed obamiana. Quella che ha garantito l’elezione di Barack con la parola d’ordine del  “siamo in un casino provocato da Bush, e solo noi possiamo sistemarlo introducendo più regole e più governo”. Sono stati invece proprio i due giganti “governativi” a montare, sviluppare e gonfiare la crisi, dice la SEC nell’accusa, perché i sei executives “sapevano e approvavano dichiarazioni ufficiali menzognere” per nascondere la reale esposizione ai mutui subprime, quelli passati poi alla storia come “tossici”. Finora la tesi prevalente è sempre stata che il Congresso e il presidente non hanno avuto responsabilità nello scandalo, anche se sono stati i legislatori, fin da quando crearono le due entità “sponsorizzate dal governo” vari decenni fa, a dare a Fan e Fred il mandato di promuovere la concessione dei mutui con larghezza, per facilitare la corsa degli americani alla proprietà della propria casa. Intento nobile e “sociale”, che valeva secondo il governo il rischio di concedere prestiti a tasso agevolato,  anche a chi non forniva garanzie di poterli ripagare. Nel 1999, sotto Bill Clinton, Fannie Mae e la Countrywide di Angelo Mozillo fecero un “accordo di alleanza” che comprendeva “un programma di prestiti a ridotta documentazione chiamato