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Incognita Ron Paul, il repubblicano che piace ai dem

Primarie a destra, Romney favorito su Santorum, ma occhio al terzo incomodo. La sua linea "isolazionista" potrebbe favorire Obama

Giulio Bucchi
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La estrema volatilità delle preferenze tra i candidati repubblicani espresse dai sondaggi nel corso del 2011 si sta trasformando lentamente in certezze, ora che le primarie sono finalmente partite. E' sparita la Michele Bachman, e sono al lumicino le speranze di rientrare in gara di Rick Perry e di Gingrich, che pure hanno avuto momenti di gloria nel secondo semestre. Jon Huntsman, ex ambasciatore in Cina di Obama, non è mai stato realmente in corsa. Romney favorito - Restano Rick Santorum, Ron Paul e Mitt Romney. Quest'ultimo è partito come l ' "usato sicuro", il più eleggibile perché quello più ben visto anche dai moderati e dagli indipendenti, e continua ad essere vissuto così nella percezione del pubblico del GOP, e anche della gente in generale. Infatti nei testa a testa con Obama è quello del GOP che va meglio. Nelle ultime settimane lo ha persino superato in qualche sondaggio (Rasmussen e Cnn), anche se nella media delle rilevazioni curata da realclearpolitics.com, il 6 gennaio, Romney risulta sotto (44,7 contro il 46,9 di Obama). Romney è il più dotato di mezzi finanziari, propri e raccolti grazie ad una organizzazione rodata, che è praticamente in piedi dal 2008 e conta su una rete di quadri dell'establishment repubblicano che lo sostengono. La lista va, per ora, da Bush il Vecchio a John McCain, lo sconfitto di 4 anni fa, e passa pure per appoggi sorprendenti. Per esempio quello della polemista Ann Coulter, autrice di best seller stravenduti nel giro dei Tea Party e popolare per la partecipazione ai talk show di Fox. Sta insomma formandosi una base di elettori conservatori dalle tonalità piu' disparate che, basandosi sulla forza della ragione e dell'esperienza,  perseguono l'obiettivo primario di negare il bis a Obama. Vogliono vincere, anche se non sono guidati dalla passione per il personaggio. Il quale, oltre ad essere appesantito da un bagaglio di flip-flop, cioè di posizioni mutate nel corso del tempo sull'aborto e sui gay, e ad aver firmato da governatore di Boston una legge sulla salute che ricorda tanto la Obamacare, si è accreditato come il miglior amministratore delegato possibile per la Corporation Usa. Incognita Paul - Basterà il gelido leader con il suo programma economico in  59 punti, presentato quasi fosse lo statuto di una azienda, a convertire al pragmatismo la passione di chi finora ha votato nei sondaggi passati per Newt Gingrich, Rick Santorum, Rick Perry, Michele Bachman, Ron Paul? Nel caucus dello Iowa, i NON Romney hanno pesato per circa i tre quarti, sono una grande maggioranza di repubblicani da conquistare, oltre che nelle prossime primarie, soprattutto nella sfida di novembre. Ma se chi ha finora preferito i più sanguigni Santorum, Gingrich, Perry, Bachman potrà, dopo la nomination di Mitt, salire sul suo carro con qualche mal di pancia, ma con una sufficiente disciplina di partito e una ostilità che potrà solo crescere nei mesi a venire per l'Obama populista liberal e statalista, tutt' altro discorso vale per Ron Paul. Il deputato libertario non ha soltanto preso più di un quinto dei voti in Iowa, ha anche buttato sul tavolo del GOP una linea di disimpegno totale dalla politica tradizionale patriottica, contro il terrorismo, a favore della eccezionalità e del ruolo di leader internazionale degli Stati Uniti che ha accomunato le presidenze di Reagan e dei due Bush, passando persino per l'interventista Bill Clinton. E così come i neo-con, venendo da posizioni liberal di sinistra, hanno plasmato la destra americana fondendo i principi conservatori classici in economia e nella difesa dell' individualismo con la dottrina della responsabilità da grande potenza che hanno gli Usa nel sostenere e propugnare la democrazia nel mondo, oggi i neo-isolazionisti di Paul fanno l'opposto. Vengono da destra ma non credono solo che i cittadini americani conquisteranno la libertà vera minimizzando il grande governo nella gestione economica e tagliando le spese per il welfare. Si battono per disarmare il Pentagono e ridurre a zero la presenza dei soldati Usa fuori dai confini. Paul, del resto, ha votato contro le guerre in Iraq e Afghanistan, e pensa che le sanzioni all'Iran nucleare siano un “atto di guerra” dell'America che si immischia negli affari interni di Teheran. Quanti, nelle primarie future del GOP, lo seguiranno su questa linea tra i Repubblicani? E' la grande incognita, su cui pesa lo spettro di una corsa da terzo incomodo di Paul, che assicurerebbe il bis di Barack. In ogni caso sarà dura per  Romney, ma anche per Santorum o Gingrich dovessero sovvertire l'attuale pronostico, gettare un ponte con questi "conservatori neo-isolazionisti" che piacciono tanto, non è un caso, ai militanti di Occupy Wall Street. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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