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Benedetto XVI va a Cuba ma non incontra le mogli dei dissidenti

Eppure le “ladies in bianco” dal 2003 sfidano la polizia politica per andare a Messa. No del Vaticano alla richiesta di un appuntamento

Giulio Bucchi
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Un Papa torna a Cuba, e non capisco il perché. Quando ci andò 14 anni fa Papa Woytila si alimentarono ingenue speranze sul fatto che l'accoglienza offerta dal dittatore comunista fosse il preludio di un'apertura del regime alle libertà negate nell'isola della rivoluzione: politica, religiosa, economica, culturale. Non è successo nulla da allora, se non qualche strizzatina d'occhio ad Obama perché consentisse qualche rimessa di dollari in più dalle famiglie dei fuoriusciti. In compenso, solo qualche mese fa è morto un pacifico dissidente che stava facendo lo sciopero della fame in galera. Tra una settimana, dunque, Benedetto XVI atterrerà a l'Havana, ma il calendario finora reso noto della sua visita ha depresso i cristiani locali, che largamente si identificano con gli oppressi e i repressi. Il cardinale cubano Jaime Ortega ha fatto sapere per esempio alle “ladies in bianco” che papa Ratzinger ha tempi strettissimi e neppure un minuto per incontrare una loro delegazione. E' lo stesso Ortega che ha trovato il tempo per celebrare una messa in onore di Hugo Chavez, di casa negli ultimi tempi a Cuba dove cura il suo cancro. Le “ladies in bianco” sono un gruppo organizzato di mogli, parenti e vedove degli oppositori politici cubani in galera,  che dal 2003 sfidano la polizia politica recandosi regolarmente alla Messa della domenica. Lo fanno insieme, da “movimento”, e ciò le ha rese il fenomeno politico di denuncia più costante e osteggiato: subiscono botte, intimidazioni, minacce, denunce, ma si aggrappano alla visibilità ormai conquistata grazie ai gruppi di difesa dei diritti umani internazionali, per esprimere la loro protesta. Berta Soler, portavoce del gruppo, ha consegnato attraverso il Nunzio apostolico de l'Havana la formale richiesta delle Ladies di vedere il papa “anche solo per un minuto”. Numerosi altri cristiani cubani si sono aggiunti a sostegno. Dagli Usa, informa Mary Anastasia O' Grady, la giornalista del Wall Street Journal che copre con puntualità l'America Centrale e del Sud, il professore di Yale Carlos Eire ha scritto il 5 marzo una preghiera sulla National Review Online per appoggiare la richiesta delle Ladies: “Come la donna di Canaa che implorò Gesù “signore, aiutami” o la donna che sfiorò l'orlo della veste di Gesù nella speranza di un aiuto, loro (le Ladies NDR) ti stanno cercando, piene di fede, contro tutte le avversità. In un'isola dove ognuno è stato trasformato in un pezzente che implora, loro ti implorano per il più raro e prezioso di tutti i doni, la tua presenza”. Ma finora, dal Vaticano e dal suo uomo all'Havana, sono venuti solo disarmanti segnali negativi. Anche l'ex prigioniero politico Angel Moya, marito di Berta Soler, ha avanzato sul website “Pieces of the Island” un appello a nome della dissidenza: “Il regime cubano tenterà di manipolare la presenza del pontefice a Cuba. Noi stiamo cercando il sostegno della comunità internazionale e dei nostri fratelli in esilio per fare sì che noi, i reietti, i perseguitati, possiamo incontrare il Papa Benedetto XVI e dirgli che cosa sta realmente avvenendo qui nell'isola”. A conferma del calcolo di Fidel Castro, da 53 anni dittatore, di sfruttare il pontefice, il giornale ufficiale del partito Granma ha pubblicato un articolo di benvenuto molto caloroso: “Siamo sicuri che sua Santità conserverà con affetto il ricordo di questa isola caraibica che apprezza la sua visita come una manifestazione di fiducia e una espressione rinnovata delle relazioni eccellenti e ininterrotte tra Santa Sede e Cuba”. Tutti sanno che la rivoluzione distrusse chiese e scuole cattoliche, imprigionò e uccise moltissimi fedeli, e trasformò l'isola in un regime marxista ed ateo. Ora, ha fatto però sapere il Vaticano qualche giorno fa, se Fidel vuole incontrarlo, “il papa sarà disponibile”. Ripeto, usando la prudenza e sperando di essere smentito: perché il Papa va a Cuba a benedire Castro e a snobbare le coraggiose “ladies in bianco” e i cristiani dissidenti perseguitati? di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi    

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