Crisi del Lingotto

Marchionne e Della Valle, dispetti sulla Fiat

Lucia Esposito

Negli ultimi giorni le pressioni sulla Fiat sono altissime. In attesa del rientro delll'amministratore delegato Sergio Marchionne dagli Stati Uniti,  atteso per metà settimana, si rincorrono le richieste, gli appelli e  le accuse, di fronte all’ipotesi che il Lingotto possa proseguire sulla   strada di un progressivo disimpegno dal Paese. Diego Della Valle è tornato a sparare contro il gruppo: «Il problema della Fiat è che non fa belle macchine e quindi non vende. Quando le fa, invece, come nel caso della 500, allora la gente le compra». La risposta di Marchionne arriva dalle colonne di Repubblica: "Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d'automobili improvvisati. Tutti parlano a cento all'ora perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch'io fino a qualche tempo fa: adesso non più". Il patron di Tod’s ha affondato il colpo anche su John Elkann: «Elkann è un ragazzo giovane, non ha l’esperienza per ricoprire quel ruolo. Mettermi a discutere con uno dell’età di mio figlio non mi va». Infine la stoccata diretta all’intera famiglia: «Gli Agnelli tornino a fare quello che hanno sempre saputo fare meglio: sciare, veleggiare e giocare a Golf. E lascino i problemi dell’Italia alle persone serie».  Su caso Fiat è intervenuto anche Cesare Romiti, ex presidente e amministratore delegato della Fiat ma soprattutto negli ultimi giorni ha preso una posizione netta contro Marchionne: "La crisi della Fiat è colpa sua. Il male dell'azienda è la mancanza di progetti. E poi ha tessuto le lodi della Fiom. "Quando chiamava il governo io scattavo" ha detto Romiti.  Vota il sondaggio: secondo voi chi ha ragione Diego Della Valle o Sergio Marchionne?