Gli esempi

Mutui, palestra e dottore: ecco tutti gli aumenti

Andrea Tempestini

  di Antonio Spampinato Mentre Angela Merkel ripropone in Germania la necessità di tagliare le tasse per spingere la crescita del Paese, Mario Monti torna a fare cassa pescando nelle tasche delle solite famiglie. In Italia, sostiene il governo, non è possibile far pagare il giusto a tutti perché buona parte della ricchezza viene sistematicamente nascosta. Ma invece di spingere sulla mappatura del patrimonio che sfugge ai registri delle autorità, lotta all’evasione a parte, si continua a raschiare il barile. Le novità in ambito tributario emerse dalla bozza di legge licenziata dal consiglio dei ministri di mercoledì e che verrà presentata alle Camere lunedì, se confermate, colpiranno infatti le persone fisiche che dichiarano oltre i 15 mila euro all’anno.  È vero: dal 2014 (redditi 2013) per i lavoratori autonomi ci sarà uno sconto di un punto percentuale nel calcolo dell’Irpef sulle prime due aliquote mentre per i dipendenti e i pensionati che hanno un reddito rispettivamente fino a 15 mila e 28 mila euro il rateo di sconto sarà subito applicabile.  Ma dal 2013 (redditi 2012 e quindi il provvedimento è di fatto retroattivo) è previsto per tutti coloro che guadagnano oltre i 15 mila euro un appesantimento del carico fiscale per la riduzione di alcune deduzioni e detrazioni che si possono applicare sulla denuncia dei redditi, attraverso l’aumento a 250 euro della franchigia (cifra minima su cui non si applicano gli “sconti” fiscali). In più l’aumento di un punto dell’Iva sarà in grado di mangiarsi ampiamente il taglio di un punto dell’Irpef. In questo modo però si inaugura il principio, tanto caro a molti economisti, di spostare il baricentro della tassazione dal reddito ai consumi. Ma torniamo all’ennesima stangata. Domenica scorsa  Libero  ha pubblicato un elenco di deduzioni (agevolazioni che permettono di sottrarre un certo importo dal reddito complessivo su cui poi si calcola l’imposta) e detrazioni (agevolazioni che permettono invece di sottrarre un certo importo dall’imposta lorda calcolata sul reddito) che le famiglie possono applicare nelle dichiarazioni fiscali. Alla luce dei nuovi provvedimenti (ancora in bozza) circolati nei giorni scorsi, proviamo a rispondere ad alcune ipotetiche domande di chi dovrà compilare la prossima denuncia dei redditi. Quali detrazioni rientrano nel provvedimento del governo? Per chi ha un reddito superiore a 15 mila euro, le detrazioni avranno un tetto massimo di 570 euro all’anno, ovvero il 19% su 3.000 euro. Da tale tetto saranno escluse le seguenti detrazioni: familiari a carico, reddito da lavoro dipendente o pensione, spese sanitarie, locazioni e ristrutturazioni edilizie. Quindi il tetto di 3.000 euro comprende: - Gli interessi passivi su mutui per acquisto dell’abitazione principale e le spese relative all’intermediazione delle agenzie immobiliari.  Cosa cambia rispetto alla denuncia del 2012? Prima: gli interessi passivi sul mutuo prima casa erano detraibili fino a 760 euro all’anno, ovvero il 19% del tetto massimo di 4.000 euro di interessi. Se dunque si pagavano 5.000 euro di interessi, si poteva detrarre al massimo il 19% di 4.000, cioè 760 euro. Se si pagavano 2.000 euro di interessi, si poteva detrarre il 19% di 2.000 euro, cioè 380 euro. Ora: gli interessi passivi del mutuo rientrano nel tetto complessivo di 3.000 euro, fatta salva la franchigia universale di 250 euro. Tornando all’esempio precedente: chi ha interessi passivi sul mutuo di 5.000 euro all’anno (anche tolta la franchigia si supera abbondantemente il tetto di 3.000 euro) potrà detrarre il 19% di 3.000 (se non si hanno altre detrazioni da cumulare, altrimenti sarà proporzionalmente inferiore a meno che non si decide di detrarre solo il mutuo, fatta eccezione di quelle detrazioni citate prima che sono escluse dal tetto), cioè 570 euro. Se si pagano 2.000 euro di interessi all’anno si potrà detrarre il 19% di 1.750 euro (2.000 meno la franchigia di 250 euro), cioè 332 euro. Quali altre detrazioni rientrano nel tetto dei 3.000 euro? I premi sulle assicurazioni sulla vita, le spese per l’istruzione, i funerali, le badanti, le attività sportive dei figli, le donazioni alle onlus. Vale lo stesso discorso di prima: queste spese rientrano nel tetto dei 3.000 euro su cui si calcola il 19%, dove va sottratta la franchigia universale di 250 euro per ogni voce di spesa. La detrazione sulle attività sportive dei figli di fatto sparisce in caso di figlio unico minorenne, visto che l’attuale limite è di 210 euro all’anno che viene “mangiato” dalla franchigia di 250 euro. Se si hanno, per esempio due figli minorenni, si moltiplica 210 euro di tetto per due, 420 euro, e si detrae la franchigia di 250 euro: la detrazione sarà calcolata su 170 euro. Se dunque ogni anno si spendono 400 euro al mese di interessi passivi sul mutuo, 300 euro al mese di badante per il nonno e 50 euro al mese per l’assicurazione sulla vita, per un totale di 9.000 euro (8.250 tolte le relative franchigie), si potrà portare a detrazione solo il 19% su 3.000 euro, cioè 570 euro. Quali spese non rientrano invece nel tetto?  Alla detrazione di 570 euro (sempre che si raggiunga il tetto massimo di 3.000 euro come prima descritto) si potranno aggiungere le detrazioni svincolate dal limite dei 3.000 euro. Queste, ripetiamo, riguardano i familiari a carico, redditi da lavoro dipendente o pensione, locazioni, quelle del 36 e 55% relative alle ristrutturazioni edilizie e le spese sanitarie. Proprio sulle spese mediche è stata però introdotta un’altra pesante novità. La franchigia, prima di 129 euro, viene praticamente raddoppiata a 250 euro. La detrazione su 1.000 euro spese in un anno tra medici ed analisi, per esempio, dovrà essere calcolata su 750 euro. Il 19% su 750 euro è di 142 euro. Su quali deduzioni ricade la franchigia? Su alcune deduzioni, per chi ha un reddito superiore a 15.000 euro all’anno, verrà applicata la franchigia di 250 euro.  Secondo le anticipazioni, le voci di spesa su cui dovrà essere applicata la franchigia sono quelle previste dall’articolo 10 del Testo Unico delle imposte sui redditi. E quindi: le spese relative per le adozioni internazionali, le spese mediche e di assistenza nei casi di invalidità grave e permanente, l’assegno al coniuge divorziato o separato esclusa la quota per il mantenimento dei figli, le erogazioni liberali a favore degli enti di ricerca, università, organizzazioni non governative, dei parchi nazionali e regionali. Su ognuna di queste voci dovrà essere sottratta la franchigia di 250 euro e poi dovrà essere applicato l’eventuale tetto già previsto. La deduzione si calcolerà sull’importo conseguente.