Legge di stabilità

Il governo si arrende la manovra cambierà

Lucia Esposito

Sandro Iacometti Il governo continua a ribadire che i saldi dovranno restare invariati, ma l’assedio della politica sulla legge di stabilità si è ormai intensificato al punto che nessun ministro sembra più intenzionato a puntare i piedi sul testo uscito da Palazzo Chigi. «Il governo ha fatto la proposta che ritiene migliore, ma è pronto a discutere eventuali modifiche», ha ripetuto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, all’assemblea di Confindustria Verona, aggiungendo che, al di là del bilancio in pareggio dal 2013 in poi, non ci sono punti su cui il confronto è precluso. Anzi, sui temi fiscali, che hanno sollevato critiche abbastanza bipartisan, gli stessi tecnici di Via XX Settembre stanno già lavorando ad una serie di proposte per tentare di rimodulare l’impatto del provvedimento sulle fasce più deboli. Ad esempio attraverso l’introduzione di una sorta di Isee per definire le soglie di detrazioni e deduzioni. Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, dal canto suo sta lavorando al modo per ristabilire il Fondo per le politiche sociali.  I cambiamenti Malgrado la nuova stangata che scaturirà dall’aumento dell’Iva e dal taglio retroattivo delle detrazioni, compensata solo in parte dalla miniriduzione dell’Irpef, una delle misure che sta facendo più discutere è quella che riguarda la scuola. Particolarmente agguerrito il Pd, con Pier Luigi Bersani che ha addirittura minacciato di non votare il provvedimento se le norme relative all’aumento di 6 ore dell’orario degli insegnanti, a stipendi invariati, non verranno cancellate. La scuola è «frastornata è un grande tema e noi ne abbiamo bisogno. Fermiamoci un attimo e basta dare colpi alla scuola», ha detto il segretario in vista dell’incontro di domani con Mario Monti. Una linea che sembra dettata dall’esigenza di allargare la coalizione alla sinistra radicale di Nichi Vendola. «Pare», ha chiosato ieri mattina l’economista del Pdl, Giuliano Cazzola, «che, in una legge di stabilità tanto problematica e complessa, la priorità del Pd stia nell’abolizione del nuovo orario degli insegnanti. Dobbiamo pensare che a governare sarà Susanna Camusso anzichè Bersani, se la sinistra vincerà le elezioni?». La scuola Sul tema della scuola (su cui tra l’altro è al lavoro anche il governo per una correzione) sono comunque intervenuti un po’ tutti. Compreso il centrodestra, che però preferisce spostare i riflettori sulle questioni fiscali. «Nella legge di stabilità ci sono delle cose che sono urgentemente da riparare», ha detto il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che oggi incontrerà il premier insieme a Silvio Berlusconi. «Non vanno bene», ha spiegato, «le scelte che sono state fatte di aumento dell’Iva e di revoca delle detrazioni, che è una violazione inaccettabile del patto fiscale». La lista degli «errori» che sarà consegnata a Monti, come si diceva, comprende anche la scuola e, come ha sottolineato il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, la sicurezza. «È impensabile», ha spiegato, «che la legge di stabilità rappresenti lo strumento per penalizzare le Forze dell’Ordine». «Rinunciamo all’abbassamento dell’Irpef», in cambio del mantenimento delle detrazioni e di «aiuti alle famiglie numerose e i cedi medio-bassi che si stanno impoverendo e sono in difficoltà», ha invece proposto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che ha incontrato Monti ieri. Casini si è comunque detto sicuro che la legge sarà modificata, perché «il Parlamento non è un passacarte». Resta a questo punto da sciogliere il nodo delle coperture.  Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha ipotizzato che grazie al calo dello spread ci sia un tesoretto al quale attingere. Secondo le stime del Cer si aggirerebbe intorno ai 5 miliardi. Ma se, come è probabile, i saldi dovranno essere mantenuti sostituendo voci di entrate, a sinistra c’è chi rispolvera l’idea della patrimoniale. «Se l’aumento dell’Iva permette di incassare 6 miliardi e la diminuzione dell’Irpef sarebbe a 5 miliardi, allora le due misure si compenserebbero. Per coprire la differenza», ha detto uno dei responsabili economici del Pd, Francesco Boccia, «potremmo proporre una patrimoniale. In questo momento storico è bene che non paghino coloro che hanno già pagato, come i pensionati o i piccoli imprenditori super tassati». Ipotesi immediatamente bocciata dallo stesso Pd, che per bocca del vicepresidente Enrico Letta ha spiegato che «aggiungere tassazione sarebbe un errore».  Ponte sullo Stretto In vista dell’esame che inizierà in commissione Bilancio, nella legge di stabilità, stando a quanto si legge nell’allegato tecnico, è ricomparso lo stanziamento di 300 milioni per pagare la penale dello stop al ponte sullo stretto di Messina. L’esame preliminare della presidenza della Camera ha poi prodotto lo stralcio dal provvedimento della misura che prevedeva la nomina del commissario anticorruzione. twitter@sandroiacometti