Silvio non molla

Il potere non pagaIn 10 anni Berlusconiha perso 14 miliardi

Matteo Legnani

di Franco Bechis La regola è ormai diventata quella del 7, e certo non è che in famiglia si stappi champagne per quello. Ogni volta che Silvio Berlusconi sale a palazzo Chigi, alla fine dell’esperienza le sue aziende si riscoprono più povere di 7 miliardi di euro. Accade sia con la crisi dei mercati - e le ferite sono più profonde di quelle altrui - sia con un’economia che tira. Basta guardare i numeri di borsa per capire come mai Fedele Confalonieri e buona parte dei figli siano così freddi verso ipotesi di candidatura a premier di Berlusconi. Durante il suo governo fra il 2001 e il 2006 le sue aziende Mediaset, Mondadori e Mediolanum hanno lasciato sul campo 7 miliardi e 72 milioni di euro. Fra il 2008 e il suo giorno dell’addio nel 2011, con Berlusconi a palazzo Chigi i titoli del gruppo quotati a piazza Affari hanno perso 6 miliardi e 724 milioni di euro. Un conflitto di interessi al contrario. Anche perché non a tutti è andata così male. Anzi. Con Silvio al governo a guadagnarci è stato proprio il suo nemico numero uno, Carlo De Benedetti. Fra il 2001 e il 2006 si è arricchito del 7,93%, e le tre principali società quotate del suo gruppo (Cir, Cofide ed Espresso) hanno guadagnato 323 milioni di euro, nonostante la caduta dei titoli editoriali che ha coinvolto naturalmente l’Espresso. Durante il successivo governo Berlusconi, fra il 2008 e il novembre 2011, è arrivata la recessione e la tempesta sui mercati. Guadagnare era impossibile per chiunque. Mentre i titoli di Berlusconi avevano perso il 57,32% della capitalizzazione di borsa, quelli di De Benedetti hanno contenuto la perdita della metà esatta: - 27,50%.  È proprio quel confronto diretto a fare venire il mal di fegato al cavaliere. Alla vigilia del suo ritorno al governo dopo 5 anni di esecutivi dell’Ulivo (guidati da Romano Prodi, Massimo D’Alema e Giuliano Amato), Berlusconi poteva guardare dall’alto in basso il suo avversario di una vita. La scuderia del cavaliere valeva in borsa 6.047 volte quella dell’ingegnere. Dopo 5 anni di governo Berlusconi lo stesso rapporto era diventato di 3,99 a uno. De Benedetti aveva recuperato nel confronto con il suo avversario il 34,01% della distanza che li separava.  Con il governo successivo e tutti i titoli in caduta con la tempesta finanziaria in corso, è andata ancora peggio. Nel 2008 il rapporto fra Berlusconi e De Benedetti in borsa era risalito un pochino: 4,11 a 1 (quando governa la sinistra, gli affari del Cavaliere di solito vanno meglio e quelli dell’Ingegnere invece peggiorano). Il 16 novembre 2011, quando è caduto il governo Berlusconi, quello stesso rapporto di forza con De Benedetti si era quasi dimezzato: la capitalizzazione di borsa di Mediaset-Mediolanum e Mondadori valeva 2,46 volte quella di Cir-Cofide-Espresso. In poco più di tre anni De Benedetti (sia pure in un momento di caduta dei mercati) ha recuperato il 40,14% della distanza che aveva dal cavaliere. Certo, possono avere influito in questo caso anche le decisioni della magistratura, visto che con il lodo Mondadori sono passati qualcosa come 500 milioni di euro proprio da un gruppo all’altro. Che il governo del suo principale azionista faccia male alle aziende di Berlusconi e bene a quelle di De Benedetti è mostrato anche dalla prova contraria. Appena Silvio lascia palazzo Chigi, le sue aziende iniziano a tirare un sospiro di sollievo. E quelle di De Benedetti iniziano ad avere qualche guaio, anche serio. Lo dimostrano i dati di borsa dell’ultimo anno scarso. Il governo di Mario Monti ha fatto tirare in sospiro di sollievo alle aziende di Berlusconi, mentre in casa De Benedetti non si veda l’ora che l’esperienza finisca. Quando il professore e i suoi tecnici sono entrati in carica la capitalizzazione del gruppo Berlusconi ammontava a 4,8 miliardi di euro. La sera di venerdì 26 ottobre 2012, undici mesi e nove giorni dopo, la capitalizzazione era scesa a 4,6 miliardi di euro. Il Cavaliere ha perso 236,9 milioni di euro, e percentualmente per la prima volta dall’inizio degli anni duemila la caduta dei corsi non è stata a due cifre: -4,89%. Ma la caduta è stata in gran parte relativa a quell’ultimo giorno di borsa, in cui è stata resa nota la sentenza del tribunale di Milano sui diritti tv, con  la relativa condanna di Berlusconi a 4 anni per frode fiscale. Al contrario, per De Benedetti il governo Monti è stato se non un bagno di sangue un vero e proprio salasso. Complessivamente in un solo anno i titoli della sua scuderia hanno perso in valore assoluto quanto avevano lasciato sul campo nei tre anni precedenti: poco meno di 700 milioni di euro. Quindi per De Benedetti la crisi vera è stata con Monti, e non con Berlusconi. In questi undici mesi ha perso il 31,24% del valore dei suoi titoli. E naturalmente è cresciuto a favore di Berlusconi il rapporto muscolare fra i due gruppi. Il primo giorno di Monti la scuderia del cavaliere valeva 2,42 volte quella dell’ingegnere. Venerdì scorso, nonostante la sentenza sui diritti tv, valeva 3,35 volte quella di De Benedetti.