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Mutui, le banche hanno chiuso i rubinetti

Gli istituti di credito hanno reso più rigidi i criteri per la concessione dei prestiti

Lucia Esposito
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Accendere un mutuo in tempi di crisi è diventata una missione (quasi) impossibile. Gli istituti di credito hanno reso più rigidi e più selettivi i criteri per accedere al finanziamento. E questo scoraggia i potenziali acquirenti, soprattutto le categorie teoricamente meno "affidabili" come i lavoratori autonomi, i contratti a termine n o atippici oppure i giovani con un impiego stabile ma con una storia lavorativa limitata nel tempo.  Criteri più rigidi Difficoltà che sono state innescate dalla bufera che i mercati hanno scatenato sul debito pubblico italiano nell'estate del 2011, che si è trasformato - come scrive il Sole 24 Ore - in  una vera e propria crisi finanziarie per le banche del nostro Paese e nei mesi successivi anche in una profonda crisi economica. A tutto ciò gha fatto inevitabilmente seguito da una parte un calo, per così dire fisiologico, nella richiesta di finanziamenti per l'acquisto di una casa (-44% nei primi nove mesi del 2012 rispetto all'anno precedente) e dall'altro un calo delle compravendite crollate del 25%. Molti aspiranti acquirenti sono scoraggiati dall'aumento dello spread ma anche dall'irrigidimento dei criteri di accesso al prestito: se prima della crisi la rata del mutuo non doveva superare in genere il 35-40% del reddito mensile netto del richiedente, negli ultimi mesi questa percentuale è stata da molte banche ridotta dl 25-30%. Inoltre, sono quasi del tutto spariti i mutui al cento per cento del valore dell'immobile e la soglia limite si è abbassata per alcuni all'80% al 70-75% o anche al di sotto di questi valori. Ovviamenti sono compartamenti leciti da parte delle banche che, in momenti di crisi devono tutelarsi nella concessione di finanziamenti ma tuttavia hanno conseguenze su una larga fetta di richiedenti che sono praticamente tagliati fuori dalla possibilità di ottenere un prestito bancario. 

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