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Monti: "Sì a riduzione delle tasse ma coi limiti e nei tempi possibili"

Il premier da Verona: "Contro la crisi il governo non poteva agire diversamente. La disoccupazione? Non è colpa nostra. Nel 2013 investire sul capitale umano"

Giulio Bucchi
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Tasse più basse, Mario Monti ci riprova. Qualche settimana fa aveva fatto intendere di voler abbassare la pressione fiscale entro la fine della legislatura, salvo fare precipitosa marcia indietro. Ma evidentemente i tempi sono di nuovo maturi e da Verona il premier annuncia: "Sì a una riduzione delle tasse ma coi limiti e nei tempi possibili". Avanti, dunque, ma con giudizio. "Non c'è dubbio che bisogna diminuire pressione fiscale", ha ammesso spiegando che "però bisogna tenere conto dei limiti e  della dinamica temporale in cui sarà possibile". Insomma, gli ottimisti dovranno aspettare ancora un bel po' se è vero che secondo l'Ocse tutti i parametri con cui si valuta la salute di un'economia tra 2013 e 2014 andranno in picchiata. Niente autocritica - Nonostante gli allarmi internazionali, il professore non pensa di aver fatto alcun errore. Dagli Stati Generali di Italiacamp sostiene che "il governo non poteva agire diversamente nell'affrontare la crisi". "Non ritengo che l'attuale governo potesse fare diversamente da ciò che ha fatto e non credo che la sua azione sia causa di fenomeni negativi che vogliamo rimuovere". "Se il governo avesse voluto far sì che le cifre sulla disoccupazione fossero un po' meno negative - ha aggiunto -  avrebbe dovuto fare un surfing protratto sulla cresta di un'onda illusoria, ma poi si sarebbero ripresentate nuovamente". Formula un po' fumosa per dire che l'eredità ricevuta un anno fa era pesante. "Solo con le riforme - ha ribadito Monti - potremmo ridare fiducia al resto del mondo sul fatto che il nostro paese è un luogo dove fare  investimenti". Quindi il premier ha ammonito: "Troppe volte in Italia in passato si sono tutelati interessi particolari, con una mancanza di  altruismo ma anche con una mancanza di visione che andasse al di là del proprio naso". Un 2013 in crescita - L'auspicio è che il 2013 sia "l'anno degli investimenti sul capitale umano", con uno sforzo di tutti per affrontare temi come la disoccupazione giovanile. "Il mio desiderio è che le imprese facciano uno sforzo particolare per immettere il maggior numero di giovani possibile nel circuito lavorativo, sfruttando la riforma mercato lavoro", ha detto il premier. Per questo, ha sottolineato, serve che "concorrano tutte forze del paese e soprattutto le imprese", anche perché "se lo stato da solo non può risolvere ogni problema, ciò non vuol dire che possano gli italiani, e soprattutto i giovani, cominciando dalla disoccupazione giovanile". 

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