Cerca
Logo
Cerca
+

Caos aliquote ImuNel 2013 si replica

Un emendamento al Senato dà ai Comuni la possibilità di modificarle anche dopo il 30 giugno, quando la prima rata sarà già stata pagata

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

di Francesco De Dominicis Non sarà una tantum il pasticcio Imu. Chi si è spaccato la testa per calcolare l'importo esatto del saldo, verificare le aliquote, quantificare la quota destinata allo Stato e quella da versare nelle casse dei comuni dovrà probabilmente fare “tesoro” di questa esperienza. Sì, perché il caos attorno all'assurda imposta municipale unica registrato  quest'anno probabilmente si ripeterà anche in futuro. Un emendamento alla legge di stabilità inserito nella notte di lunedì al Senato introduce, infatti, una norma che consente ai sindaci di modificare anche dopo il 30 giugno (quando si è già pagata la prima rata Imu) le aliquote dei tributi locali. Entro il 30 settembre di ogni anno, secondo l'emendamento,  i sindaci potranno correggere le previsioni di entrata modificando così i livelli di prelievo di Imu, Tares e tassa di soggiorno.  Per i cittadini, quindi,  incognite e doppi pagamenti. Chi sperava di essere uscito dal tunnel si deve arrendere. I cittadini italiani saranno costretti a entrare nel labirinto Imu ogni anno. Il calvario si ripeterà: c'è da sperare che non cambino i codici tributo (chi ha due case  deve utilizzarne tre diversi, ben cinque se ci si aggiunge un terreno edificabile), mentre va fatto un discorso a parte per quanto riguarda le aliquote e quindi il calcolo esatto dell'imposta da versare. I comuni hanno già alzato le percentuali di prelievo e potrebbero farlo anche nei prossimi anni dopo il 30 giugno. Non tutti, comunque, hanno calcato la mano sulla prima casa. Secondo i dati di Ifel (fondazione della galassia Anci), solo un'amministrazione su quattro ha aumentato l'aliquota sulla casa di abitazione. Per le seconde case invece i comuni che hanno rincarato il saldo, rispetto all'acconto, sono poco più della metà. Aumenti destinati a crescere se lo Stato continuerà a tagliare i fondi per gli enti locali, con i sindaci costretti a inasprire il versante tributario per far quadrare i bilanci, anche se la legge di stabilità in via di approvazione prevede di destinare tutto l'incasso Imu (con l'eccezione dei capannoni) ai comuni a partire proprio dal prossimo anno.  Di Imu - nonostante il pagamento dell'ultima rata - si continuerà a parlare per tutta la campagna elettorale. Tuttavia, la battaglia fra l'Esecutivo tecnico e i sindaci resta aspra. Il presidente Anci, Graziano Delrio, ha detto al premier Mario Monti che «il problema è ancora molto serio». Il punto chiave rimane  la sforbiciata orizzontale da 2 miliardi di euro decisa con la spending review. Un buco che, appunto, i comuni potrebbero compensare agendo sull'Imu e facendo arrivare il gettito totale oltre quota 23 miliardi, quella cioè che sarebbe stata raggiunta quest'anno.  Per il calcolo definitivo bisogna aspettare ancora qualche giorno. Il supergettito, per ora, è stimato in 23,1 miliardi, ma non è escluso che sfondi quota 24 miliardi, molto più delle stime iniziali Sempre stando al dossier Ifel, i comuni nel loro complesso, tra tagli e nuove entrate, «non incrementano la propria capacità di spesa. L'operazione Imu ha garantito al saldo di bilancio dello Stato poste positive per 15,6 miliardi. Di queste risorse solo 8,3 miliardi derivano da un tributo direttamente versato allo Stato (benché municipale). I restanti 7,3 miliardi vengono recuperati attraverso una riduzione di risorse trasferite ai comuni». Il Governo, per ora, esulta. Agli atti ci sono le dichiarazioni del ministro dell'Economia, Vittorio Grilli. «Aspettiamo i dati - ha detto lunedì  - li avremo solo l'anno prossimo». Se ci fossero entrate superiori alle attese «potrebbe essere salutare per i nostri conti». Tutto questo, mentre gli italiani erano in coda a pagare. E chissà se qualcuno si è divertito a calcolare che i circa 3 miliardi di extragettito valgono grosso modo 100 euro a famiglia. Non una cifra da buttare, specie in vista delle spese natalizie. Bastava fare un po' meglio i calcoli e la botta sulle tasche dei cittadini sarebbe stata più soft. Frattanto, l'ex premier Silvio Berlusconi insiste e dice di voler abolire  la tassa sulla prima casa e ieri ha snocciolato un po' di numeri. Secondo il Cavaliere, il prelievo sull'abitazione principale vale 3,8 miliardi di euro: per coprire il buco derivante dall'eventuale abolizione, il leader del Pdl suggerisce di mettere in cassa 1,8 miliardi con una tassa sui giochi pubblici, 1 miliardo con l'aumento dell'accisa sui tabacchi lavorati, 241 milioni con l'aumento delle imposte sulla produzione di birra e prodotti alcolici, 500 milioni dai tagli degli incentivi alle imprese e altri  259 milioni con addizionali sui diritti di imbarco, ovvero con 4 euro a passeggero. Il gioco sembra facile. Fin troppo.  twitter@DeDominicisF

Dai blog