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A rischio pure i tagli Irpef da 80 euro

Nicoletta Orlandi Posti
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Non bastassero le nubi che vanno addensandosi sulla riforma del Senato, per Matteo Renzi si complica anche la questione dei famosi ottanta euro da far trovare ai lavoratori italiani che guadagnano fino a 1.500 euro al mese nella busta paga di maggio. Una promessa su cui il premier gioca buona parte della propria faccia (non fosse altro perché il vile denaro è argomento che tende ad appassionare l'elettorato ben più dell'architettura istituzionale e della riforma del titolo V) e la cui realizzabilità è però al momento ancora incerta: la partita delle coperture, infatti, è ancora lungi dall'essere risolta. «niente tasse» Il presidente del Consiglio ostenta ottimismo e concretezza: il decreto legge per fare arrivare gli ottanta euro, assicura nella conferenza stampa di presentazione della riforma del Senato, «sarà esaminata dal consiglio dei ministri nella settimana di Pasqua». Per finanziare questa spesa, promette Renzi, «non ci sarà nessun aumento della pressione fiscale». Il premier sostiene che la copertura finanziaria per la misura «è già stata trovata» e sarà resa nota la settimana prossima con la presentazione del Documento di economia e finanza. Il vero punto dolente, però, sta nel fatto che nel piano di reperimento fondi persiste un massiccio - e potenzialmente assai rischioso - elemento aleatorio. Dei circa sette miliardi necessari all'operazione, infatti, si prevede che ne arrivino almeno due dai risparmi sugli interessi del debito pubblico. In sostanza, una scommessa sugli introiti derivanti dal calo dello spread. Nell'ultimo Documento di economia e finanza per il 2014 (di fatto il preventivo di spesa) approvato da Enrico Letta, il differenziale di rendimento tra i btp italiani e i bund tedeschi era stato fissato a quota 200 punti. Da alcune settimane, il divario è sceso e ora balla appena sopra i 170 punti. Questo livello stabile fino alla fine dell'anno assicurerebbe un risparmio, rispetto alle previsioni, di un paio di miliardi. Tuttavia, nuovi scossoni sul debito pubblico italiano non possono essere esclusi categoricamente. Ragion per cui, la copertura del taglio Irpef legata allo spread basso equivale a una scommessa d'azzardo. Col risultato finale che a dicembre, Renzi si troverebbe costretto a fare i conti con un vero e proprio buco nei conti pubblici. Un buco che non solo correrebbe il rischio di azzerare gli sconti Irpef per i prossimi anni, ma che potrebbe portare Bruxelles ad aprire l'ennesima, dolorosa procedure d'infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo. I risparmi derivanti dalla minor spesa per interessi, comunque, dovrebbero coprire solo 2 dei 6-7 miliardi necessari quest'anno. La parte del leone dovranno farla i tagli alla spesa da realizzarsi mediante spending review. Solo dalle riduzioni nell'acquisto di beni e servizi dovrebbe entrare nelle casse dello Stato un miliardo di euro. A Palazzo Chigi si confida di riuscire a rastrellarne almeno altrettanti sforbiciando ulteriormente alcuni capitoli di spesa come Sanità (tagli alla spesa farmaceutica), Difesa (segnatamente dalla riduzione delle spese per il programma dei caccia F-35) e retribuzioni dei dirigenti pubblici allarme azzurro Non a caso, nell'opposizione si inizia a sentire puzza di bruciato intorno all'operazione 80 euro. Forza Italia chiama addirittura in causa il presidente della Repubblica. «Le indiscrezioni sul possibile sgravio fiscale a favore dei lavoratori dipendenti che il governo Renzi intende mettere in atto», sostiene il capogruppo degli azzurri alla Camera Renato Brunetta, «lasciano prefigurare una tipica manovra in deficit, in quanto tale destinata ad alterare i conti pubblici italiani». E alterazione dei conti pubblici significa serio rischio che da Bruxelles prima si chieda conto e poi si chieda il conto: « Tutto quanto annunciato dal governo», prosegue Brunetta, « presenta i caratteri di una manovra puramente elettoralistica, destinata ad alterare il quadro dei conti pubblici, con riflessi immediati sulle possibili valutazioni della Commissione europea da un lato e degli altri organismi internazionali e dei mercati dall'altro». Secondo gli azzurri bisogna dunque «evitare coperture finanziarie fittizie in aperta violazione dei criteri acquisiti tanto nel nostro ordinamento quanto in sede internazionale, la cui individuazione aprirebbe un contenzioso destinato ad avere effetti negativi in termini di fiducia delle istituzioni europee e degli investitori nel nostro Paese». «Il professore Brunetta», replica Renzi in serata, «già conosce una manovra che non abbiamo pubblicato. O ha doti di chiaroveggenza o sta cercando di fare una polemica politica». di Marco Gorra

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