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Madia, bocciato il ricambio generazionale nella PA

Stop dalla ragioneria generale dello Stato: mancano le coperture

Matteo Legnani
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Si dice "fare i conti senza l'oste". Dove i conti sono quelli, sconclusionati, del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia. E l'oste è la ragioneria dello Stato. che oggi ha sostanzialmente bocciato la proposta della Madia di un "ricambio generazionale" all'interno della PA, col pensionamento dei dipendenti più anziani per far posto ai giovani. Un'idea, quella del ministro, che nei giorni scorsi era stata bocciata da più parti: in primis dai sindacati. Ma lei, divenuta famosa per aver sbagliato ministero quando ancora era una semplice componente della segreteria Pd in missione, è andata avanti dritta e spedita sostenendo che le risorse per attuare il ricambio generazionale si sarebbero generate da "risparmi". Oggi lo stop: "Se prevedo un ricambio, ho da pagare una pensione in più e uno stipendio e poi ci sono gli effetti sull'anticipo dell'età pensionabile e quello della buona uscita, c'è un impatto" ha spiegato il capo dell'Ispettorato generale per la spesa sociale della Ragioneria Generale dello Stato, Francesco Massicci, parlando di fronte alla commissione di controllo sull'attività degli enti previdenziali. Secondo Massicci, l'operazione sarebbe a costo zero "se si manda via una figura diventata obsoleta che non si deve rimpiazzare, ma la condizione viene meno se invece si manda via una figura che deve essere sostituita". Massicci ha fatto anche un esempio: "Se pensioniamo gli insegnanti di lettere, ma resta la cattedra e devo rimpiazzarli, abbiamo da pagare la pensione, lo stipendio e la buonuscita". E' c'è da considerare anche "un effetto sull'anticipo dell'età pensionabile". La legge, ha osservato, "deve prevedere una copertura perchè c'è una spesa pensionistica in più".

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