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Rating, Moody's: l'Italia non raggiungerà gli obiettivi deficit-Pil nel 2014 e 2015

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Ignazio Stagno
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Un'altra mazzata per Matteo Renzi. Un paio d'ore dopo le previsioni dell'Ocse, che per l'Italia delinea una fase “positiva” con un aumento dell'indice a 101,7 (dal 101,6 di maggio, ndr) che "continua a indicare una dinamica di crescita" , Moody's entra a gamba tesa tagliando le stime del Pil per il 2014 e rivedendo al rialzo le stime di deficit e debito. Secondo l'agenzia saranno necessarie “misure economiche strutturali politicamente più impegnative”. Pil in calo dello 0,1% nel 2014 "Alla luce dei nuovi dati" del secondo trimestre, Moody's "ora prevede che l'economia italiana si contrarrà dello 0,1% nel 2014, contro il +0,5% previsto in precedenza". L'agenzia fa riferimento alla contrazione del Pil dello 0,2% nel periodo marzo-giugno annunciata la scorsa settimana. "Rapporto debito/Pil in aumento al 136,4%" Questa situazione, afferma, si rifletterà sulle politiche economiche. "Renderà più difficile la riduzione del debito e del deficit e sarà anche più arduo politicamente attuare le misure economiche strutturali". Le previsioni - Moody's ritiene inoltre che l'Italia non riuscirà a raggiungere i target di deficit del 2014 (2,6%) e del 2015 (1,8%). L'agenzia prevede il 2,7% in entrambi gli anni, "con significativo rischio di revisioni al rialzo". Il rapporto debito/Pil è atteso in aumento fino al 136,4% nel 2014 per poi scendere al 135,8% nel 2015. "Effetti negativi sulla politica fiscale" Proprio ieri, in un'intervista al Financial Times, il premier aveva dichiarato che l'anno si chiuderà probabilmente con il rapporto deficit/Pil al 2,9%, affermando che l'Italia non ha bisogno che altri le spieghino quali sono le riforme da fare. Moody's prevede che “la recessione in Italia avrà effetti negativi sulla politica fiscale”. Inoltre, aggiunge, la crescita più debole del previsto "complica il passaggio e la realizzazione dell'agenda di riforme strutturali del governo". La popolarità dell'esecutivo, aggiunge l'agenzia, "non si è ancora tradotta in spinta politica" a favore di "un insieme di riforme più ampio".

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