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Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo lascia: per lui 300 milioni di euro di buonuscita

Giulio Bucchi
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Dopo tre giorni trascorsi a lanciarsi parole appuntite come spade si sono incontrati. Vertice a Maranello, nella cattedrale dell'auto fra Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo. Poco prima di pranzo sono cominciate le trattative per il divorzio che sarà accompagnato da un assegno con molti zeri. Secondo le prime indiscrezioni la base su cui si stata trattando è quella di una liquidazione da 14 milioni cui andrebbero poi aggiunte le stock option. E su questo valore il confronto è piuttosto acceso. Le voci parlano di una cifra vicina ai trecento milioni spalmati in vent'anni. Un addio molto sontuoso che tiene conto di diversi elementi. Il fatto che Montezemolo è a Maranello da ventitre anni e la sua retribuzione attuale viaggia intorno ai sei milioni. Inoltre c'è da tener conto del lavoro svolto. Quando arriva nel 1991 la Ferrari è un'azienda a pezzi: sia sul piano industriale che su quello sportivo. Deve ancora elaborare il lutto per la scomparsa del fondatore avvenuta nell'agosto dell'88. Anche gli inizi di Luca sono difficili. Fra il 1991 e il 1995 il Cavallino vince appena un paio di Gran Premi e le attività commerciali soffrono. Solo le diecimila Testarossa prodotte fra il 1984 e il 1996 tengono in vita il fatturato. Le vendite faticano a superare i duemila pezzi l'anno. È a partire dal '96 che cominciano i successi. Arrivano Schumacher e tecnici come Ross Brawn e Rory Byrne (sottratti alla Benetton) sotto la guida di Jean Todt. Il culmine con i quattro titoli consecutivi fra il 2000 e il 2004. Nel frattempo le vendite esplodono e la Ferrari deve tenere la produzione a quota settemila per non rovinare il brand. Sono tutti questi elementi che Montezemolo farà valere sul tavolo della trattiva per alzare il suo compenso finale. Non è nemmeno da escludere che domani in consiglio esca qualche indicazionbe ufficiale. Marchionne ha fretta. Il 13 ottobre Fca debutta a Wall Street e le bandiere del Cavallino gli servono piene di vento. Saranno il simbolo del polo del lusso composto da Maserati e dalla rinata Alfa. Un disegno molto diverso da quello di Montezemolo che invece pensava ad una quotazione sul modello Prada per portare il titolo a Hong Kong e consolidare il suo ruolo fino alla pensione. Ora probabilmente andrà in Alitalia anche se avrà un problema di deleghe: come conciliare la presidenza della compagnia aerea con il ruolo di azionista di Italo? Una sola cosa è certa: con la sua uscita dalla Ferrari il cerchio si chiude. Era l'ultimo manager nominato dall'Avvocato ad aver conservato il posto. di Nino Sunseri

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