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Eni, indagato Descalzi per tangenti in Nigeria

Nicoletta Orlandi Posti
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Claudio Descalzi, nuovo amministratore delegato di Eni, sarebbe indagato dalla procura di Milano per corruzione internazionale. Lo scrive oggi il Corriere della Sera, spiegando che le accuse sarebbero riferite a fatti accaduti in Nigeria, dove il colosso dell'energia, avrebbe chiesto una maxi tangente su una concessione petrolifera. Secondo il quotidiano la 'Southwark Crown Court' di Londra avrebbe sequestrato in via preventiva all'intermediario nigeriano Emeka Obi due depositi anglo-svizzeri di 110 e di 80 milioni di dollari, «un quinto - scrive il Corriere - del prezzo di 1 miliardo e 90 milioni di dollari che l'Eni nel 2011 (con Paolo Scaroni amministratore delegato e Descalzi capo della divisione Oil) pagò al governo di Lagos per rilevare dalla società nigeriana Malabu la concessione di Opl-245, sigla del campo di esplorazione petrolifera la cui concessione nel 1998 l'allora ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete si era autoassegnato (dietro prestanome della società Malabu) al saldo di 20 milioni». Nell'ambito della stessa inchiesta sarebbero indagati anche l'ex ad di Eni, Paolo Scaroni, Luigi Bisignani e il nuovo capo della divisione Esplorazioni, Roberto Casula. La replica di Eni - Da parte sua l'Eni ha replicato ribadendo che "in relazione all'indagine preliminare avviata dalla Procura di Milano sull'acquisizione del blocco OPL 245 avvenuta nel 2011, Eni ribadisce la sua estraneità da qualsiasi condotta illecita". Eni sottolinea "di aver stipulato gli accordi per l'acquisizione del blocco unicamente con il Governo Nigeriano e la società Shell. L'intero pagamento per il rilascio a Eni e Shell della relativa licenza è stato eseguito unicamente al governo nigeriano. Eni prende atto che, da documenti notificati ieri alla società nell'ambito di un procedimento estero che dispone il sequestro di un conto bancario di una società terza su richiesta della Procura di Milano, risultano indagati presso la Procura di Milano l'Amministratore Delegato e il Direttore Operazioni e Tecnologie". E ancora: "Eni sta prestando la massima collaborazione alla magistratura e confida che la correttezza del proprio operato emergerà nel corso delle indagini".

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