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Borsa, sprofonda il titolo della Roma dopo la partita con la Juventus

Andrea Tempestini
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Un codazzo di polemiche che non si vedeva dalla spallata di Mark Iuliano su Ronaldo, oppure dal gol non assegnato a Muntari nello scontro diretto che valeva un campionato, oppure ancora, giusto per mantenere le stesse casacche, dal gol annullato a Turone 33 anni fa. Si parla della partita dei veleni tra Juventus e Roma, ovvio, quel 3-2 che fa gridare mezza Italia (quella non bianconera) allo scandalo. Scende in campo anche la politica, con un doppio esposto parlamentare - uno di Miccoli del Pd, l'altro di Rampelli di FdI - presentato a Padoan e Delrio. In arrivo, annuncia Miccoli, anche un esposto alla Consob. E se c'è chi rimprovera alla politica di occuparsi di bazzecole, o meglio di calcio, in un momento in cui all'Italia servirebbe altro rispetto alla "giustizia calcistica", c'è anche da notare coma la non impeccabile (eufemismo) direzione arbitrale di mister Rocchi sta avendo delle conseguenze che vanno oltre al risultato in campo e ai sommovimenti della classifica.Già, perché la Borsa (dove girano soldi veri) ha già decretato nei fatti la fine del campionato. Poco dopo le 12.45 i titoli di Juventus e Roma, entrambe società quotate a Piazza Affari, rispettivamente salivano dello 0,35% e crollavano del 3,77 per cento. Un messaggio chiaro, quello dei mercati, secondo i quali è meglio non "scommettere" sulle cedole giallorosse perché, si suppone, il campionato non è affar loro (e questo, certo, perché ieri allo Stadium hanno perso; ma forse c'è anche una componente psicologica derivante dal fatto che dopo un arbitraggio del genere le possibilità di trionfare in A appaiono a tutti un poco più remote). La Borsa, insomma, ha deciso. E alla luce di questa decisione, forse, le tanto vituperate grida della politica (seppur certo non fondamentali per lo Stivale) assumono una dignità maggiore.

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