Pmi: Confindustria Padova, fiducia nelle banche ai minimi (4)
(AdnKronos) - Il primo dato è la forte impronta dell'imprenditore nella gestione finanziaria delle Pmi, che determina un presidio inadeguato quando non improvvisazione. Nel 50% è solo lui a occuparsi di pianificazione finanziaria (87,5% nelle più piccole), nel 34,1% è affiancato da personale interno (nel 9,1 esterno). L'imprenditore presidia in prima persona anche l'analisi finanziaria nel 43,2%. La gestione di tesoreria (incassi, pagamenti) è affidata a personale interno nel 43,2%, è appannaggio del titolare in un quarto delle Pmi. Quanto alle competenze ritenute più importanti per l'analisi finanziaria, la risposta mostra la distanza da un corretto percorso di crescita: al primo posto "saper negoziare con le banche", come se fosse di per sé garanzia di condizioni favorevoli. Seguono "saper leggere e riclassificare il bilancio per costruire indici attendibili", "saper costruire report di analisi periodici, presentarli e commentarli", "saper pianificare i budget e valutare i rischi aziendali". In coda "saper utilizzare strumenti alternativi per la finanza aziendale". La lezione della crisi trova riscontro nel monitoraggio degli indicatori dell'equilibrio finanziario. La maggioranza monitora e analizza per le scelte strategiche liquidità (81,8%), margine operativo netto e lordo (Ebit, Ebitda 61,4%), classificazione degli impieghi (52,3%). Seguono indicatori come ROE, ROS, ROT e ROI analizzati dal 47,7% e la composizione del capitale e degli impieghi (43,2%). Infine 1/3 delle Pmi monitora i quozienti di indebitamento, una percentuale più bassa ma significativa (29,5%) gli indici di rotazione debiti/crediti e un 15,9% l'indice di predittività (Z-score). (segue)