Mario Draghi chiede di cambiare l'Europa
Un nuovo patto capace di rafforzare l' architettura istituzionale dell' Europa ma anche di dare risposte ai disoccupati «che sono troppi, soprattutto fra i giovani». Il numero uno della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha di fatto aperto i giochi per una revisione dei trattati sui quali da Maastricht in poi si regge l' architettura istituzionale di Eurolandia. «Abbiamo bisogno di un nuovo patto che impedisca il riemergere delle sfide appena affrontate», ha detto senza giri di parole il numero uno di Francoforte, capace «soprattutto di rafforzare l' architettura costituzionale dell' area euro». Il doppio richiamo, all' assetto istituzionale ma anche ai disoccupati lascia spazio a più di una lettura. A spingere verso la revisione dei patti, è anche la fragilità della congiuntura mondiale con incognite della Cina e dei Paesi emergenti. «Il programma attuato finora è stato senza dubbio efficace», ha spiegato Draghi, «ma dobbiamo valutare se, con l' indebolirsi dell' economia mondiale, sia anche efficace nel contrastare le spinte avverse che potrebbero ostacolare un ritorno alla stabilità dei prezzi nel medio termine». Se le economie che hanno trainato la ripresa mondiale dovessero rallentare più del previsto l' iniezione di liquidità del quantitative easing potrebbe non essere più sufficiente per riportare l' inflazione attorno al 2%. Così, secondo il banchiere centrale, diviene inevitabile giocare la carta dell' assetto europeo: «È una conclusione non nuova, già raggiunta nell' estate del 2012 quando il Consiglio europeo diede mandato ai presidenti del Consiglio stesso, della Commissione, dell' Eurogruppo, a me stesso e successivamente al Parlamento europeo, di disegnare un percorso credibile che completasse e rendesse» più perfetta «la nostra unione monetaria. Da allora abbiamo formulato varie proposte, tutte nella stessa direzione». Ora è chiara l' urgenza che la riflessione «si tramuti senza ritardi ingiustificati in un processo istituzionale in grado di conseguire risultati concreti, secondo un' agenda definita. È questo un viaggio lungo e complesso che non potrà che fondarsi sulla forte determinazione degli stati nazionali», ha concluso Draghi. Il riferimento alla fragilità della congiuntura e ai disoccupati lascia aperto qualche spiraglio anche per i Paesi come Francia e Italia che chiedono da tempo un allentamento dei vincoli di bilancio imposti dalla Germania attraverso Bruxelles. Difficile pensare che regole ancora più stringenti, come chiede la cancelliera Merkel, possano assicurare al Vecchio Continente la spinta necessaria per sopperire al rallentamento delle altre economie in America e Asia. Scarsi i segnali in arrivo dal mercato. Il differenziale fra il nostro Btp e il Bund tedesco a dieci anni è salito ieri a quota 109,16, in aumento del 2,68% rispetto alla chiusura di mercoledì. Contrastati i mercati azionari europei. Negative Milano, in calo dello 0,40% e Londra (-0,7%). In guadagno Francoforte (+0,39) e Parigi (+0,64%). Ma a guidare i listini, più che le esternazioni dell' ex governatore di Bankitalia, sono state le vendite sui titoli delle materie prime e su alcuni bancari, come Crédit Agricole, su cui hanno pesato i rumors, definiti infondati dalla società, su un possibile aumento di capitale. Il silenzio delle cancellerie che per motivi opposti temono la revisione dei patti, contribuisce ad accrescere il clima d' incertezza. In assenza di novità significative però, già entro il prossimo mese Bruxelles e Francoforte potrebbero essere costrette a valutare nuove e importanti iniziative di stimolo. A cominciare da un rafforzamento del quantitative easing. Attilio Barbieri