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Il ricatto di Angela Merkel a Mario Draghi. Cosa rischiamo per gli sgambetti tedeschi

Giovanni Ruggiero
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Il rimprovero piovuto in testa al governatore della Bce, Mario Draghi, si è ripetuto come un mantra durante la conferenza stampa di ieri dopo l'ultima riduzione dei tassi: "Ma perché non ha fatto di più?". Un rimbrotto che ha trovati d'accordo i mercati, con gli indici azionari che per tutto giovedì 3 dicembre sono scesi e l'euro risalito nei confronti del dollaro. Draghi ha abbassato di dieci punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, portandoli a meno 0,30%; ha esteso fino a marzo 2017 l'acquisto di titoli con iniezioni da 60 miliardi di euro al mese; ha inserito tra gli strumenti acquistabili anche i bond municipali, vale a dire quelli emessi da comuni e regioni. Uno strumento ancora tutto da definire nei modi e nei tempi. Bocciato - L'effetto della decisione di Draghi non è stato solo far calare gli indici di borsa, ma far gongolare anche gli economisti tedeschi che nei confronti del Quantitative easing non hanno mai creduto. Resta il grattacapo della deflazione, con i prezzi ancora piatti sullo 0,1% nell'anno corrente, stando alle stime di Eurostat che per le stime di settembre non promettono niente di buono, come riporta ItaliaOggi. I tedeschi insistono che il Qe non funziona e che anzi è uno strumento sbagliato. Draghi ha sempre difeso le misure straordinarie prese finora, senza le quali la crescita sarebbe stata più fiacca e la deflazione peggiore. I tedeschi - Tanto i mercati, quanto gli analisti tedeschi, rimproverano a Draghi di non aver fatto abbastanza. Come ha potuto fare per esempio Alan Greenspan a capo della Federal reserve subito dopo l'11 settembre, quando decise di pompare liquidità in enormi quantità e puntellare Wall street, frenando la paura dei consumatori con una "bolla difensiva". Sarebbe stato possibile forse per Draghi fare lo stesso se non avesse avuto gli ostacoli continui e i freni della Bundesbank e i suoi satelliti, rigoristi fino all'ultimo e sempre scettici di qualsiasi tipo di sostegno ai Paesi più in difficoltà nel continente europeo. Ma con le tensioni internazionali che aumentano in modo esponenziale e la minaccia di una nuova crisi all'orizzonte, Draghi farebbe bene a mollare la linea diplomatica e concentrarsi più sulla difesa dell'Europa dagli attacchi esterni, che dagli sgambetti tutti interni e dai ricatti dei tedeschi.

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