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La svolta di Marchionne: abdica. Quando (e come) molla tutto a John Elkann

Andrea Tempestini
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Il giorno della quotazione di Ferrari a Piazza Affari è stato gravido di implicazioni. Finisce un'era, con la separazione del titolo di Maranello da quello di Fiat Chrysler Automobiles (Fca); ne inizia un'altra, quella della Ferrari in Borsa e quella di Fca che pensa alla prossima grande operazione, la fusione con General Motors. "Adesso dobbiamo concentrarci sul rispetto degli obiettivi che ci siamo dati al 2018 - ha spiegato Marchionne -. Sono quelli che creano valore per gli azionisti. Poi potremo tornare a pensare alle alleanze. La differenza - e questo è il passaggio cruciale - è che in quel momento io non ci sarò più". L'annuncio del manager italocanadese è chiarissimo: nel 2018, nel momento della probabile fusione tra Fca e Gm, lui non sarà più al timone del suo gruppo. L'acquisizione perfetta - Il punto è che prima della data fatidica, Marchionne, ha altri obiettivi da raggiungere: in primis l'estinzione dei 2 miliardi di debito industriale di Fca (e anche gli azionisti di Fca, a partire dalla cassaforte Exor, non accetterebbero di buttarsi nella fusione prima di aver chiuso la partita del debito). Insomma, se per la fusione con Gm, quando se ne era parlato per la prima volta lo scorso aprile, si ipotizzavano tempi stretti, ora le prospettive temporali sono cambiate, anche con la complicità dei vertici di Gm. E Marchionne ha deciso di sfruttare il tempo che gli rimane per preparare l'acquisizione perfetta, buona per tutte le parti e per tutti gli azionisti. Si torna agli Agnelli - Ma, attenzione: l'atto pratico della fusione, lo ha detto chiaramente a Palazzo Mezzanotte, non toccherà a lui. Già, la svolta in Fca è che il comando sulle alleanze sta passando dal manager all'azionista, ovvero da Marchionne a John Elkann. Probabilmente una successione naturale, una successione che nel 2018 si potrà realizzare in modo più agevole: prima, negli ultimi dieci tribolati anni, considerata la giovane età di Elkann la transizione era quasi impossibile. Ma oggi, almeno per Marchionne, il rampollo Fiat sarebbe pronto al grande passo, che de facto è stato annunciato tra le righe. La frase ad Amsterdam - Ora, al manager in pullover che ha preso Fiat sull'orlo del fallimento per poi salvarla, non resta che concludere il lavoro, liberando il gruppo dalla zavorra dei debiti. Poi il nuovo mondo, in cui alla guida ci sarà Elkann, ovvero la famiglia Agnelli, ovvero chi Fiat la ha creata. John, da par suo, ha l'età e l'intelligenza per attendere ancora un po'. Non spingerà, aspetterà di vedere le condizioni che l'amministrazione che succederà ad Obama porrà per l'acquisizione. E l'ad in pectore Elkann, la sua strategia la aveva già tracciata ad Amsterdam, in una conferenza stampa che risale ai primi di dicembre: "Non abbiamo alcuna intenzione di compiere atti ostili nei confronti di Gm", disse il successore designato di (e da) Marchionne.

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