Il falco tedesco viene in Italia e demolisce su Italia, governo e Draghi
No agli eurobond, no all'unione fiscale europea e una bella stilettata ai conti dell'Italia. La missione romana del falco tedesco Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank nonché acerrimo nemico di Bce e Mario Draghi, non promette nulla di buono per il prossimo futuro. In Germania infatti la parola d'ordine resta una e una sola: rigore. "Padoan troppo ottimista" - L'antipasto del suo intervento all'ambasciata tedesca a Roma è tutto un programma: "Da quando esiste l'Unione monetaria le regole del patto di stabilità e crescita sono state violate da alcuni Stati, fra i quali anche l'Italia". E ancora: è "un percorso sbagliato" condividere i rischi economici fra gli Stati che hanno adottato l'euro e non porterebbe ad incentivi per rispettare le regole. Riferimento diretto alla proposta del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, definito "troppo ottimista" dal collega tedesco. La condivisione dei rischi, per Weidmann, si potrebbe attuare soltanto con un forte meccanismo di controllo. Addio unione fiscale - Ultimo capitolo, sostanzioso, quello dell'unione fiscale. "Matteo Renzi l'anno scorso in occasione della presentazione del bilancio italiano ha dichiarato che la politica fiscale italiana viene fatta in Italia e che l'Italia non permette che essa venga dettata dai burocrati di Bruxelles. In un'unione fiscale questo cambierebbe. Uno Stato membro dovrà adempiere alle richieste di una autorità fiscale europea". "In modo analogo - ha aggiunto - nel caso di una assicurazione europea di disoccupazione deve essere una istituzione europea a controllare le regole del mercato del lavoro. Di conseguenza una unione fiscale europea sarebbe il passo più grande nel processo di integrazione dall'introduzione dell'euro a oggi. Senza ampie modifiche ai Trattati europei e i referendum negli Stati membri ciò non sarebbe raggiungibile. Ciò vale sia per un ministero delle finanze comune per l'area dell'euro dotato del proprio budget sia per un sistema che permetta interventi regolamentati nei bilanci nazionali. A mio avviso si tratta di ostacoli enormi. Al momento non vedo la volontà di superare questi limiti, né in Italia, né in Germania, né in altri Paesi".