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Saccomanni: prima gli investimenti poi il blocco dell'Iva

Lucia Esposito
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E' il giorno del giudizio dell'Europa che, se tutto va come previsto, dovrebbe essere positivo. La Commissione europea oggi, mercoldì 29 maggio, chiuderà la procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia che era stata comminata da bruxelles quattro anni fa. Terminerà quindi la sorveglianza su intevstimenti e spose imposta da Bruxelles in base dal rapporto deficit\Pil. Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni frena sull'aumento dell'Ilva (anche se, come ha scritto Franco Bechis su Libero, per far soldi non bisogna aumentare l'Iva) e spiega che la "priorità va data agli investimenti".  La risposta è chiarissima, il ministro, a chi gli chiede se il governo riuscirà ad evitare a luglio l'aumento dell'Iva, non regala grandi speranze. E spiega che, nonostante la promozione Ue, lo spazio di manovra è minimo e rischia di diventare ancora più stretto.  Effettivamente il ministro ha molte patate bollenti tra le mani: da una parte le spese da finanziare, dall'altra le esigenze politiche da soddisfare. Come scrive il Corriere della Sera solo per "Imu, Iva, ristrutturazioni edilizie, missioni di pace, terremotati dell'Emilia, Anas e Ferrovie, e sempreché non ci sia pure da affrontare il caso Ilva  quest'anno non basterebbero dieci miliardi. Impossibili da spendere con il deficit che è appena tornato un pelo sotto il 3% del Pil". L'Iva quindi sarà (salvo ripensamenti dell'ultima ora) aumentata e la rata dell'Imu sulla prima vasa prevista in pagamento per il 17 giugno è stata congelata fino al 16 dicembre. L'accordo è che si provveda entro agosto a una riforma della tassazione, il timore (più volte ribadito da Libero) è che la tassa esca dalla porta principale per entrare sotto altra forma dalla finestra. E' vero che con l'uscita dalla procedura per deficit eccessivo l'Italia potrebbe utilizzare circa 31 miliardi ma questo accadrà solo dal 2014, quindi per ora Saccomanni ha le mani legati.  L'avvertimento dei giudici contabili La linea del ministro, inoltre, è condivisa anche dalla Corte dei Conti secondo cui le "priorità oggi devono essere la crescita e l'occupazione", la magistratura contabile ha sottolineato che non c'è spazio per ridurre le tasse in modo sensibile e ha suggerito una redistribuzione de carcico fiscale. Insomma, in questo momento Saccomanni non ha molte strade davanti: la coperta è troppo corta  e da qualche parte bisogna tirarla. Dalle parole di Saccomanni è evidente che, prima di alleggerire le tasse si punti all'aumento degli investimenti. 

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