Caccia grossa

Il Fisco a caccia di delatoriE se non rispondi ti multa

Andrea Tempestini

Matrimoni, funerali, affitti o prestazioni mediche. La bomba termonucleare finale del fisco è il contribuente. O meglio un questionario - previsto già da una Dpr del 1972 (ma rinfrescato e aggiornato nel 2006 dall’allora ministro Visco) - che viene recapitato in queste settimane per raccomandata dalla Guardia di Finanza (o dall’Agenzia delle Entrate) a chi abbia avuto un lutto, sia convolato a nozze oppure abbia usufruito di prestazioni mediche o servizi artigianali (fabbro, idraulico, installatore di infissi). Il sistema è semplice ed è già stato adoperato con successo (e incassi) in Puglia e Sicilia nel 2011.  Scarica e leggi le domande del Fisco: ecco il questionario alle coppie di sposi Visto il successo dei test ora le Fiamme Gialle - ha anticipato ieri Repubblica - cercano di arruolare un esercito di collaboratori più o meno spontanei. Infatti la norma prevede una sanzione non proprio ridicola a chi non dovesse rispondere entro 60 giorni dal ricevimento del primo questionario. Una bella cartella che può variare dai 258 ai 2.065 euro, oltre alla convocazione in comando e una bella strigliata per aver mentito. O una denuncia per falsa testimonianza.Matrimoni e lutti possono essere desunti dall’anagrafe, ma come fanno i segugi delle Entrate e delle Fiamme Gialle a scoprire che siamo andati dal dentista e non c’è stata consegnata la fattura? Semplice. Certo l’attività ispettiva e di controllo dei dati telematici si è molto affinata (controllo dei redditi, delle spese, dei conti bancari  delle proprietà). In più ci sono le verifiche e gli accertamenti in loco. Un esempio. Se il nostro dentista infedele, incappato in un accertamento, nell’agenda degli appuntamenti, ha segnato per settimane e mesi il cognome del paziente, ma poi non ha rilasciato scontrini (o ne ha emessi di basso importo), è presumibile che abbia evaso. E quindi il questionario non fa altro che confermare quanto il fisco già ha accertato. Insomma, rafforza l’azione giudiziaria contro l’evasore. Nella missiva della Gdf si sottolinea che la compilazione è obbligatoria; i “non ricordo” non sono ammessi. Altrimenti scatta la sanzione e comunque viene rispedito il formulario. Però il contribuente-cliente riceve almeno la rassicurazione che se risponderà in maniera veritiera non passerà guai. Un modo un po’ contorto ma che in alcuni casi ha funzionato.  A Bari, ad esempio, nel marzo del 2011 la Guardia di Finanza ha messo nel mirino gli studenti fuori sede. O meglio: i proprietari che affittavano case o stanze senza dichiarare un euro al fisco. Prima con avvisi nell’ateneo, poi con oltre 15mila raccomandate ai fuorisede, la Gdf ha stanato 360 appartamenti affittati “in nero” e ricavi non dichiarati per oltre 5, 5 milioni di euro. Tra l’altro è saltato fuori che i 362 locatori avevano evaso anche Imposta comunale di registro per circa 100mila euro ed omesso di dichiarare l’affitto alla polizia (inadempienza  che ha fatto scattare sanzioni per 69mila euro). E ai 47 studenti che hanno risposto in “maniera non veritiera” è stata inflitta una bella sanzione oltre alla denuncia per falsa testimonianza. E gli sposini siciliani? Abbiamo chiesto di conoscere il risultato dei controlli del 2011. Ma ancora non abbiamo avuto risposta. di Antonio Castro