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Alimenti: l'Italia del miele con 51 varieta' batte ogni altro Paese

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Roma, 26 ago. - (Adnkronos) - Di corbezzolo, di marruca, di edera; raro come il miele di Barena, frutto della laguna veneta e dei piccoli fiori che compaiono quando si ritira l'alta marea, o piu' diffuso come quello di girasole: il 2013 e' senza dubbio il suo anno grazie ai contributi europei destinati agli agricoltori che si dedicano a questa coltura particolarmente apprezzata dalle api. L'Italia del miele vanta un record imbattibile: 51 varieta', tutte censite dal ministero dell'Agricoltura, contro le 10, massimo 15 degli altri Paesi. Prodotte lungo tutto lo stivale, isole comprese, ma soprattutto nelle regioni centro settentrionali, in particolare Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Meno al sud, nonostante il clima invidiabile. Colpa della minor presenza di apicoltori. L'apicoltura italiana conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all'agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro. Eppure, l'Italia riesce a rispondere alla domanda interna di miele da parte di consumatori e industria per il 50%, il resto lo importa, "ma potremmo produrre molto di piu', basterebbe che il Governo aiutasse di piu' gli imprenditori che vogliono mettere su un'impresa di apicoltura: per avviare un'attivita' di questo genere bastano 30-40mila euro", spiega all'Adnkronos Hubert Ciacci, presidente degli apicoltori di Siena, Arezzo e Grosseto, vice presidente dell'associazione nazionale Citta' del Miele (che raccoglie 50 tra Comuni, Province e parchi nazionali di tutta Italia) e presidente della Settimana del Miele che sta per aprirsi a Montalcino (dal 6 all'8 settembre). Investendo in apicoltura, potrebbe aumentare la produzione italiana di miele, garanzia di qualita' perche' "il miele italiano e' sottoposto a controlli serrati e a tappeto da parte di Nas, Guardia di Finanza, Asl - aggiunge Ciacci - sui mieli stranieri sono state trovate spesso tracce di antibiotici, che vengono dati alle api per limitare il numero di malattie senza contare il pericolo di assuefazione cui e' sottoposto il consumatore che ogni giorno assume miele. E' per questo che facciamo pressione sul ministero della Sanita' perche' venga controllato soprattutto il miele che viene dalla Cina".(segue)

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