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Bankitalia, Maria Antonietta Antonicelli: la super-dirigente senza laurea, come Valeria Fedeli

Andrea Tempestini
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Con il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli ha in comune una folta capigliatura rossa, probabilmente pure qualche idea, come quella dell'impegno personale nella campagna contro la violenza sulle donne. Ma non è per questo che Maria Antonietta Antonicelli nei corridoi della Banca di Italia viene ribattezzata la “Fedeli di via Nazionale”. È più per via di quel cursus studiorum certamente interruptus e un pizzico atipico per la posizione ricoperta. Zoppicano i titoli di studio del ministro della Pubblica istruzione, e la cosa ha fatto clamore. Ma anomali sembrano essere pure quelli della Antonicelli, una delle più potenti dirigenti del settore più delicato della Banca di Italia: la vigilanza sul credito, a cui appartiene fin dal 1993. Lì si è occupata degli intermediari a vocazione territoriale, prima in carico al servizio vigilanza sugli enti creditizi e poi dal 2008 nella nuova Unità di coordinamento dell'Area Vigilanza e delle Filiali con compiti di vigilanza. Di promozione in promozione è diventata e a lungo restata condirettore nell'Unità di Coordinamento dell'Area Vigilanza Bancaria e Finanziaria, Banca d'Italia. E ora con l'ultimo ordine di servizio firmato ad ottobre, la Antonicelli è divenuta direttore nel dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria - servizio di supervisione bancaria 2, staff di direzione con l'incarico di «coadiuvare il Capo servizio nei compiti di coordinamento delle attività nazionali e internazionali legati ai gruppi significant di banche dci credito cooperativo». Un ruolo rilevante e una promozione che si accompagna a quella di altri due nuovi direttori della vigilanza come Mario Marangoni e Riccardo Basso, e che però ha una particolarità: non solo come la Fedeli la Antonicelli non si è mai laureata, ma nemmeno può vantare un corso di studi economici di alcun livello. È in possesso di un diploma di maturità linguistica e si è impratichita con le lingue alla scuola traduttori e interpreti. Ogni conoscenza delle regole finanziarie e dei segreti di una banca su cui vigilare - se mai in suo possesso - non possono che essere stati acquisiti sul campo. Certo conoscendo le lingue si è in grado di capire la corrispondenza con gli intermediari finanziari e gli advisor delle banche, quasi sempre di origine anglosassone, così come si legge con facilità ogni documento della Banca centrale europea. Anche se per occuparsi delle banche di credito cooperativo, spesso assai locali, servirebbe di più un diploma in dialetti che certifichi una buona conoscenza del bergamasco, del triestino, del salentino o del siciliano. Un semplice diploma in lingue per essere uno dei dirigenti più importanti della vigilanza Bankitalia è sembrato un po' pochino anche alle malelingue interne, che pure ben conoscono come la maggiore parte dei dirigenti di quel delicato settore non sia affatto laureata in Economia e commercio, come verrebbe facile immaginare. I più dei laureati della vigilanza hanno studi in scienze politiche e giurisprudenza, e non pochi sono privi della laurea come la “Fedeli di via Nazionale”. Le malelingue interne chiacchierano, pensando a stipendi dirigenziali che possono arrivare a 25 mila euro al mese, e addirittura lievitare con il gioco delle vacancies, una specie di lotteria di trasferimenti-promozione per cui le indennità si moltiplicano e la busta paga si gonfia oltremisura. Ma a chi guarda la Banca di Italia dall'esterno verrebbe da fare altre malevole osservazioni: certo che se la preparazione accademica di chi doveva vigilare è a questo livello, ben si capisce come troppe cose in questi anni siano sfuggite sotto il loro naso. Con lo stesso ordine di servizio che ha promosso direttore la rossa Antonicelli sono diventati direttori altri 7 dirigenti: tre al dipartimento di economia e statistica, e due ciascuno ai dipartimenti risorse umane-organizzazione e informatica. di Franco Bechis @FrancoBechis

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